AMENRA – Afterlife
Gruppo: | Amenra |
Titolo: | Afterlife |
Anno: | 2009 |
Provenienza: | Belgio |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 13:32 |
Scovare band dell’ultima ondata post-metal che si rivelino valide come le già esistenti Isis, Cult Of Luna, Pelican e Rosetta non è facile, spuntano come i funghi e riuscire ad ascoltare qualcosa di particolare ed emotivo richiede un’attenta ricerca; il genere è semplice, ma non lo è altrettanto trasmettere sensazioni. Pensare di fondere semplicemente hardcore, sludge e doom metal per ottenere il successo già riscontrato dai maggiori esponenti del genere è banale. La musica ha bisogno dell’anima; se essa viene privata della parte fondamentale della propria esistenza, risulterà piatta, inutile, fine a se stessa.
Gli Amenra non hanno mai commesso l’errore di riprodurre fedelmente ciò che amavano, anzi lo hanno elaborato in chiave personale, donando luce e ombra ad aspetti che ritengono più o meno validi della propria musica. Provengono dal Belgio e stanno alla loro nazione come i Gantz alla Francia. Il paragone scatta in maniera del tutto automatica, infatti, se li si ascolta in ogni minuzia delle loro abbondanti composizioni. Attivi dal 2003, hanno pubblicato qualità pura in due forme simili, preghiera e messa. Ogni produzione contiene il nome Prayer o Mass; non sono una band cristiana, né altro, eppure fanno uso massiccio di termini religiosi per affrontare tematiche di perdita, relazioni e sofferenze tutte amorose, mentre il cantante urla fino allo spasmo la volontà di soffrire, causata da un’imponente e non corrisposta passione.
«Stigma il tuo nome sui miei polmoni perché ogni mio respiro è per te, sulla croce, scrivo una bibbia con lacrime di sangue in ogni pagina, e in copertina ho relegato il mio cuore» sono esempi di testi dove il sentimento provato dal cantante è raccontato in modo fin troppo patito. Concerti in cui un uomo resta appeso su alcuni uncini per tutta la durata e musica opprimente che chiude l’ascoltatore in un buio pesto non sono il massimo dell’allegria.
In una significante carriera, in cui sono stati pubblicati tre album, fino ad arrivare a Mass IIII, la band ha ora scelto di rilasciare un EP acustico. La voce ricorda nei toni più alti quella dell’ormai leggendario cantante dei Tool, Maynard James Keenan, le chitarre vengono suonate in modo cristallino e il batterista si astiene dal premere con forza le pelli dei tom e con tocco decisamente blues permea le tre canzoni di un’atmosfera meno oscura delle precedenti produzioni, ma comunque notturna.
Anche i testi sono più benevoli, si passa da uno spirito una volta rassegnato a un uomo che speranzoso si rivolge alla donna amata con voglia di vivere in “The Dying Of Light”, per arrivare a una sicurezza nuova, il coronamento dell’amore e la fine contenta di “Wear My Crown”; stupende le frasi «sono il silenzio che svanisce, il tuo silenzio assordante». L’ultima traccia, “To Go On.: And Live With. Out.”, è una preghiera per un nuovo nato, una gloriosa ma al tempo stesso modesta celebrazione di un affetto, stavolta priva di paura.
Afterlife è un’uscita particolare e profonda, che ha la giusta dose di melodia, non stanca e culla l’ascoltatore.