AN ABSTRACT ILLUSION – Woe
Mi sono approcciato agli svedesi An Abstract Illusion per purissimo caso, non voglio mentire. Il loro ultimo lavoro, Woe, mi è capitato sotto al naso un bel giorno di inizio autunno e, da allora, mi ha obbligato a diversi riascolti. Perché di strati, il secondo album di questi misconosciuti ragazzi, ne ha molti, così come di possibilità per portare la band al livello successivo.
Ne Obliviscaris, Opeth e Disillusion, ma anche certe cose più -core (penso ai Fallujah), rientrano senza dubbio nelle coordinate di ciò che il gruppo prova a fare. Gli An Abstract Illusion partono da radici sicuramente death metal, innegabilmente tendenti al lato più tecnico e sperimentale del genere. Nel mischione, però, ci finisce anche il prog, tanto che non ho neppure così tante riserve nell’immaginare Devin Townsend in una delle sue settordicimila esperienze a fare da stella polare per la navigazione nel mare della musica estrema di questi svedesi. Insomma, la carne a cuocere c’è tutta concettualmente, nella pratica per fortuna i Nostri non vengono meno.
Woe nasce come album monotraccia e già qui si punta in alto. La divisione in brani (la scaletta ne conta sette) non disturba particolarmente, anzi ne semplifica l’ascolto, aiutando a orientarsi lungo questa ora di trip allucinogeno; aggettivo tirato in ballo tutt’altro che a caso. Prendiamo “Tear Down This Holy Mountain”: ha dentro l’hammond, un clarinetto sbarazzino che introduce gli undici minuti di delirio con una raffinatezza unica, riverberi al limite dell’oppressivo, distorsioni e blast a non finire, ma anche beat minimali, assoli prog al 200%, atmosfere elettroniche, melodie e dissonanze, growl e voci pulite. E come nel terzo brano in scaletta il viaggio prosegue serpeggiando tra un capo (“Blomsterkrans”) e l’altro (“In The Heavens Above, You Will Become A Monster”) dello spettro del progressive più estremo, seguendo una logica tutta sua che, piano piano, emerge davanti agli occhi dell’ascoltatore attento, rivelando un quadro più ampio.
Molto bene per questo nuovo disco: Svezia, hai dato i natali a un altro gruppo che ha tutte le carte in regola per fare strada. Mi auguro si parli sempre di più degli An Abstract Illusion, perché Woe potrebbe davvero permettergli di compiere un salto di qualità importante.