ANACHRONISM – Meanders
A cinque anni dal precedente Orogeny, che aveva già lasciato il segno sui fan del genere, tornano gli Anachronism, quartetto di Losanna dedito a un death metal tecnico e — non troppo — dissonante. Assimilata ancora di più la lezione di chi questo filone l’ha praticamente inventato e portato avanti (Gorguts e Ulcerate su tutti), gli svizzeri danno alle stampe Meanders, un lavoro ben congegnato che eleva di qualche gradino la loro proposta.
Giusto per iniziare, due aspetti per me fondamentali e connessi fra loro in una certa misura: il primo è la durata di poco oltre la mezz’ora, entro la quale gli Anachronism riescono a inserire un po’ di tutto con una certa organicità; il secondo è quel non troppo nell’introduzione, dato sia dalla durata che non concede sbrodolamenti a sé stanti, ma soprattutto dal gusto dei quattro ragazzi che scelgono saggiamente di limitare le dissonanze maggiormente legate ai cliché, che hanno ormai dato più di quanto richiesto.
Quanto ci troviamo davanti sono quindi otto tracce in cui convivono perfettamente storture e quadratezza, il death diretto di una “Prism” e le derivazioni prog-jazz di una “Source” che riportano alla mente le correnti technical dei primi ‘90, Cynic su tutti. Tutti i musicisti coinvolti — Lisa Voisard alla chitarra e dietro il microfono, Manu Le Be all’altra chitarra, Florent Duployer alla batteria e Alex Sedin al basso in veste di turnista — sono protagonisti di una prova assolutamente sopra le righe: riff e assoli mai banali, una sezione ritmica lussureggiante e carica di groove quando se ne presentano l’occasione e la necessità e una menzione particolare per il possente growl di Voisard.
Gli Anachronism si districano perfettamente tra i meandri del macrogenere death metal dell’anno 2023: prendono le giuste influenze da più o meno tutte le correnti esistenti (il brutal, quello dissonante, quello tecnico e via dicendo) e riescono nel creare una propria identità, anche e soprattutto grazie al dono della sintesi e di capacità di scrittura notevoli. In un periodo in cui l’unico death che mi va davvero a genio è quello putrido e cavernoso, Meanders è una boccata d’aria fresca.