ANNO MUNDI – Cloister Graveyard In The Snow | Aristocrazia Webzine

ANNO MUNDI – Cloister Graveyard In The Snow

Gruppo: Anno Mundi
Titolo: Cloister Graveyard In The Snow
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: n/a
TRACKLIST

  1. Scarlet Queen
  2. The Shining Darkness
  3. Dwarf Planet
  4. Gallifreyan’s Suite: A) Access To The 4th Dimension B) Tardis C) Timelord
  5. Cloister Graveyard In The Snow
  6. God Of The Sun
DURATA: 45:35

La passione e la voglia di fare ti fanno raggiungere spesso e volentieri gli obbiettivi prefissati se incanalate con positività, sarà per questo che il mondo musicale ha visto negli anni una fiorente crescita qualitativa delle autoproduzioni. In questo ambito s’inseriscono anche i capitolini Anno Mundi. La formazione ha “sofferto” per poter rilasciare il debutto Cloister Graveyard In The Snow, ne è però uscita fuori un’opera con le palle, sinora rintracciabile unicamente in formato vinile in appena 100 copie limitate a cui si aggiungerà presto una versione in cd. L’ellepì contiene oltre la musica una serie di gadget: tre foto raffiguranti la band, un inserto nel quale sono allegati testi e biografia, un poster 60 x 90 acquarellato a mano (ogni copia ne contiene uno diverso), autografato dalla band e una copertina gatefold che, aperta in quattro parti, diventa un poster doppia facciata, 60 x 60 cm, ove è riprodotta l’opera Cloyster Graveyard In The Snow di Caspar David Friedrich andata distrutta nel corso della Seconda Guerra Mondiale a Berlino.

Sono motivi in più per accaparrarsi la prima stampa? Direi di sì. Torniamo a ciò che c’interessa di più: la sostanza sonora. Abbiamo a che fare con musicisti che possiedono uno spiccato amore per il sound sabbathiano e la figura di Toni Iommi, che fanno confluire nel sound venutare sia proto-doom in stile Pentagram che doom vere e proprie alla Candlemass, oltre che una dose massiccia di hard-rock, non facendosi mancare qualche fraseggio più sleaze in odor di Guns’N’Roses.

È difficile non rimanere affascinati dalla natura nero lucente di composizioni come “The Shining Darkness” dall’ambientazione più diluita e greve che rendere più evidenti i pregi strumentali di una band capace di recuperare in toto il fascino dell’occultismo fatto rock e rivisitarlo ai giorni nostri. Pregio che diviene ancor più evidente in “Dwarf Planet” che dapprima rende omaggio ai Black Sabbath dell’omonimo pezzo nel testo usandone l’identico versetto iniziale «what is this that stands before me?» e poi si adorna di una fantastica prestazione di chitarra solista, di sax tenore del guest Alessandro Papotto (Banco Del Mutuo Soccorso/Periferia Del Mondo) e dello splendido lavoro di rifinitura di Paolo Lucini (Ezra Winston, band fondamentale del panorama italiano neo prog) al piano.

È un viaggio volutamente retrò quello intrapreso dagli Anno Mundi e con “Gallifreyan’s Suite”, canzone suddivisa in quattro sezioni, dimostrano di saper giostrare a meraviglia i cambi umorali delle proprie opere: dentro un po’ di area zeppeliniana, chitarre acustiche e ancora una volta la mano del Lucini a supportare con tastiere ed effetti (“Tardis”) undici e passa minuti di puro orgasmo seguiti dalla titletrack che gelida e tetra fa da ponte-assist per la conclusiva “God Of The Sun” che si divide fra momenti nei quali la figura di Iommi diventa imponente e sovrastante il resto, e altri nei quali toni sommessamente epici vengono fuori. Il tutto viene impreziosito dall’ospitata dietro il microfono del cantante dei Graal Andrea Ciccomartino.

Non riesco a vedere quale difetto si possa additare a un disco simile, ancor più quando la produzione, ambito nel quale è stato coinvolto Paolo Lucini, non è perfetta ma quantomeno la si può dichiarare calzante. Alcuni potranno lamentare un costante déjà vu, però signori parliamoci chiaro: questo è una grandissima rappresentazione di come quel sound sia vivo e vegeto tutt’oggi e non ci sono cazzi che tengano. Supportate gli Anno Mundi, chissà che in futuro non applichino quelle piccole migliorie legate a fattori come personalità e inventiva che un giorno portino a ricordarli insieme ai maestri del genere, non posso far altro che augurarglielo, avanti così!