ANNO MUNDI – Land Of Legends
Gli Anno Mundi non sono un nome nuovo per chi segue la scena nostrana: il gruppo fondato da Gianluca Livi e Alessio Secondini Morelli è attivo da più di dieci anni e nel giro di tre uscite autoprodotte (Cloister Graveyard In The Snow, Window In Time e Rock In A Danger Zone) è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di quel genere a cavallo fra l’hard rock e il doom di primissima ondata in stile Sabbath. Land Of Legends è l’opera che suggella l’inizio della collaborazione fra la band romana e l’etichetta ligure Black Widow Records; questo disco vede una line-up coronata da Federico Giuntoli (ex Martiria) dietro al microfono, mentre Mattia Liberati e Flavio Gonnellini, membri del gruppo prog a sfondo epico Ingranaggi Della Valle, si sono prodigati rispettivamente alla tastiera e al basso.
Per avere un’idea precisa di quale sia il sound che ha caratterizzato finora gli Anno Mundi, è sufficiente ascoltare la prima traccia di Land Of Legends, “Twisted World’s End”: qui la ruvidità tipicamente doom è stemperata dalla voce epica di Federico Giuntoli, creando una sensazione che, a tratti, quasi ricorda addirittura i Candlemass di Ancient Dreams. Se fino a questo momento, però, la produzione musicale degli Anno Mundi si è incentrata essenzialmente sul doom graffiante di Sabbathiana memoria, con Land Of Legends si assiste a un’evoluzione stilistica che prende decisamente il sentiero del prog e rende la proposta sonora ancor più interessante: infatti, sono stati in grado di mescolare in modo molto intelligente ed equilibrato l’aggressività manifestata fino a Rock In A Danger Zone con soluzioni più complesse, richiamando una serie di elementi che non si limitano al solo prog, ma annoverano anche parti jazzate, suggestioni spaziali e, a tratti, quasi psichedeliche.
La nuova diramazione progressive è rappresentata in modo molto valido da “Hyperborea”, nome che riprende la mitica terra che, secondo i Greci, si trovava oltre il Nord e in cui si diceva il Sole splendesse senza sosta. Un luogo da sogno ben descritto da questa suite e in cui ci trasporta per quindici minuti, vagabondando in una dimensione quasi onirica, grazie all’intreccio fra la tastiera, il violino di Alessandro Milana (che ha suonato per l’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma) e i virtuosismi della chitarra acustica di Renato Gasparini degli Agorà, gruppo prog italiano che negli anni Settanta è stato fra i primi a esordire con un disco dal vivo; tra gli altri ospiti su questo pezzo anche i figli di Gianluca Livi, Alessio ed Emanuele. Anche la strumentale “Hyperway To Knowhere” rivela una serie di soluzioni molto interessanti, dal momento che in molti punti tende a espandersi sul terreno jazz e blues, pur dialogando in modo sofisticato con la tastiera e con i virtuosi assoli di chitarra.
Appare dunque evidente come l’anima graffiante e quella più ricercata degli Anno Mundi riescano a convivere molto bene nelle tracce che compongono Land Of Legends, anche all’interno dello stesso pezzo: ne è una testimonianza “Female Revenge”, in cui la prima parte fa ritorno alle radici ormai consolidate dell’hard rock e del doom vecchia scuola, mentre nella seconda gli elementi caratteristici di questo genere vengono progressivamente sublimati dalla presenza della tastiera e dalla delicata voce di Francesca Luce dei Marbre Noir.
In breve, Land Of Legends è la testimonianza di come gli Anno Mundi siano perfettamente in grado di plasmare generi musicali dalla storia tutt’altro che breve, senza mai suonare prevedibili, regalando al contrario autentiche perle che fanno pensare a un futuro promettente.