ANNTHENNATH – States Of Liberating Departure
Gruppo: | Annthennath |
Titolo: | States Of Liberating Departure |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Francia |
Etichetta: | Pictonian Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 50:38 |
Annthennath: nuova realtà francese? Sicuramente il nome a molti dirà poco o nulla, come spesso accade però i personaggi che rivestono i vari ruoli all'interno del gruppo appartengono ad altre compagini conosciute e di buona qualità. In questo specifico caso troviamo in formazione membri ed ex di Deathspell Omega, Sael, Otargos, Diskarial e Order Arcanum; non poca cosa come presentazione, basterà a regalarci un buon lavoro?
I dubbi vengono sciolti già dalle prime note del debutto "States Of Liberating Departure", nel quale il riffato è serrato e la presenza del basso vivace, attiva e molto più che percettibile. È proprio quest'ultimo strumento, di frequente bistrattato, ad avere ampia possibilità di mettersi in mostra e caratterizzare il suono dei transalpini. Oltre a una prestanza palese dei pezzi che si slanciano in durate per lo più medio e lunghe, nella scaletta si nota come il lavoro della sei corde sia in costante e repentina mutazione, la varietà di passaggi e melodie che N° 6 e Lyshd Mordrak inanellano rende le tracce agili e mai ripetitive. Ne sono già chiari esempi "Survival Action" ed "Emotional Balance", canzoni entrambe basate su ritmiche sostenute e coinvolgenti, mentre una delle tante svolte camaleontiche avviene all'interno di "Symbolic Awareness", dove la batteria si arresta, lasciando alla chitarra pulita e al basso piena libertà d'azione, con Shaxul che bisbiglia: un pieno centro atmosferico capace di scatenarsi impetuoso nel suo ultimo minuto.
Gli Annthennath provano gusto a sferragliare e si passa così a "Sexual Transcendence": se la partenza in quarta fa presagire un pieno e duraturo attacco frontale, l'animo interno orientaleggiante concede una breve pausa prima di riserrare i ranghi, alternando un riffato pienamente distorto con un altro che mostra la sua versione più limpida. La scia che la metà iniziale dell'album ha segnato corrisponde a quella che la sezione restante continuerà a calcare, muovendosi con equilibrio fra spunti in piena velocità e momenti rilassati dediti all'atmosfera, dando vita ancora a episodi interessanti quali sono "Electric Destiny" e il conclusiva "Atomic Demise".
L'atmosfera tetra arricchita da assoli pungenti, la vena ispirata delle asce e la voce maligna di Shaxul sono le parecchie le armi a disposizione di un gruppo che sembra avere sin da subito trovato una propria strada. Gli Annthennath si presentano dunque con il loro black metal che sarà di gradimento soprattutto agli amanti della scena d'oltralpe. C'è qualche lieve difetto che potrà essere corretto in corsa, ma dato che scrivo di un esordio, ci si può ritenere più che soddisfatti. Consiglio quindi di dare più di un ascolto a questo "States Of Liberating Departure", perché ne vale davvero la pena.