ANTISOPH – Antisoph
Se dovessi definire gli Antisoph in poche parole, direi che sono una band Black Metal che, però, non lo è. Purtroppo, il mio infallibile intuito mi dice che questa definizione non è abbastanza chiara, quindi mi toccherà spiegarmi meglio.
Il debutto eponimo del gruppo è, in realtà, il successore di un disco pubblicato nel 2016, periodo in cui i Tedeschi erano (s)conosciuti come Orb. Ho dato solo un rapidissimo ascolto a quell'album — principalmente perché la copertina mi ispirava simpatia — e credo di avere intuito che da allora le cose sono diventate decisamente più interessanti.
Il lavoro grafico di "Antisoph", invece, racchiude alla perfezione lo stile musicale della band: il soggetto sembrerebbe quello di un qualsiasi album Black Metal, eppure le classiche tonalità spente lasciano — in buona parte — spazio a colori più vivi. D'altronde, anche abomini infernali come quelli che addobbano la copertina hanno diritto a tinte così appariscenti.
Allo stesso modo, i sette brani che compongono l'album presentano blast beat, dissonanze, tremolo picking e un po' tutto l'armamentario tipico del Black Metal. Tutto tranne un grande assente: lo scream, al cui posto troviamo una voce pulita e raffinata — in alcune occasioni vagamente garmiana nella sua teatralità — ben lontana da qualsiasi estremismo. Questo, tuttavia, è solo uno dei tanti elementi presi da altri generi: la musica presenta spesso e volentieri tendenze progressive, in particolare nelle chitarre e nelle ritmiche; esse si alternano a sfuriate nere e a fasi concitate di stampo Thrash, senza contare i momenti acustici ("Rejoice") e i passaggi Rock'N'Roll come quello che apre il disco.
Gli Antisoph sono una creatura apparentemente fuori controllo, in preda a una smania di mutare in continuazione, eppure in grado di farsi apprezzare facilmente a ogni evoluzione: se da un lato la band cambia le carte in gioco diverse volte, dall'altro riesce comunque a rendere i brani orecchiabili, per quanto il termine possa suonare sbagliato in questo contesto; che sia un riff di chitarra, una linea vocale o altri dettagli, ogni brano presenta qualche particolare che lo rende riconoscibile fin dai primi ascolti, segno di una forte identità. Niente eccessi intellettualoidi e niente onanismi strumentali, in favore del giusto equilibrio tra sperimentazione e facilità di ascolto perfettamente esemplificato da "Hypnoroom".
"Antisoph" colpisce positivamente per la sua personalità non certo rivoluzionaria, ma abbastanza solida da trovare il proprio spazio nell'infinito mare delle uscite Metal. Che vogliate considerarlo Black tinto di Prog o Prog tinto di Black, se i due generi sono di vostro gradimento, non farete fatica ad apprezzare questo album.