APHONIC THRENODY – When Death Comes
Gruppo: | Aphonic Threnody |
Titolo: | When Death Comes |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Internazionale |
Etichetta: | Doomentia Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 62:49 |
Seguiamo con piacere gli Aphonic Threnody dal loro esordio assoluto oltre un anno fa e siamo ben felici di poterne recensire su queste pagine il primo album completo. Dopo l'ep per Avantgarde Music e un paio di split per GS Productions, la formazione internazionale approda sulla ceca e attivissima Doomentia. Nel corso dell'anno notevoli e importanti sono stati i cambiamenti all'interno del progetto creato dall'inglese Riccardo Veronese e dall'italianissimo Roberto Mura: ritroviamo l'ungherese Ábel Libisch e il sardo MZ (compagno di Mura in Arcana Coelestia, Locus Mortis e Urna), la mente dei Pantheist Kostas Panagiotou è stato sostituito dal cileno Juan Escobar e — in ultimo — si è aggiunto all'ensemble un altro italiano, Zack "Kenosis" Cignetti di Tomorrowillbeworse. Un calderone che — già solo per la quantità di idee, influenze e storie di cui si riempie — non poteva che cuocere a fuoco alto, vivo e disperato. E così, a meno di due anni dall'avvio del progetto, quest'entità in perenne divenire a nome Aphonic Threnody dà alle stampe la propria quarta uscita: un album pazzesco.
Non voglio dilungarmi con inutili voli pindarici nel descrivere un disco che, se siete anche solo lontanamente fan del doom più funereo e massiccio, semplicemente dovete ascoltare. Sulle capacità dei personaggi coinvolti non c'è alcuna discussione, ma se mai aveste avuto qualche (immotivato) dubbio circa la qualità del materiale composto, fugatelo. Cignetti e Veronese, chitarra uno e basso e chitarra l'altro, se la intendono alla grande, macinando muri sonori tanto pesanti e monolitici quanto semplici, orecchiabili e accattivanti, tuttavia è evidente come l'apporto di Escobar e Libisch (tastiere e violoncello) sia fondamentale per l'atmosfera generale sviluppata dai cinque brani di "When Death Comes": il loro contributo arricchisce e al tempo stesso snellisce, facilita l'assimilazione di canzoni da oltre dieci minuti di durata ciascuna. La lentezza del doom degli Aphonic Threnody è sapientemente bilanciata da un'incredibile varietà di soluzioni, dai diversi toni di voce di Roberto ai lavori di chitarre intersecate e complementari l'una all'altra, ai già citati apporti di strumenti non prettamente metal.
Insomma, ogni volta che questi musicisti si presentano con qualcosa di nuovo riescono a superarsi. Uno dei dischi migliori di questo 2014 appena conclusosi, provare per credere.