ARCHGOAT – Whore Of Bethlehem
Gruppo: | Archgoat |
Titolo: | Whore Of Bethlehm |
Anno: | 2006 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Hammer Of Hate Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 35:38 |
Ricordo ancora il clamore che suscitò in ambito underground l'uscita di "Whore Of Bethlehem" tre anni or sono. I folli Archgoat — attivi dal 1989 fino alla fine del 1993, per poi riformarsi nel 2004 — avevano sino allora rilasciato due demo e un ep live, e nessuno si sarebbe aspettato un ritorno tanto devastante e brutale con un album uscito per la Hammer Of Hate.
I dieci capitoli partoriti dalla mente perversa dei tre finlandesi consistono in brutale Black-Death infarcito da fetidi mid tempo che appesantiscono ancor di più (e non in senso negativo) la "cappa" densa e schiumosa d'odio che avvolge ogni singola nota, a cominciare dall'intro che ci proietta direttamente in un'atmosfera infernale, materializzando i nostri peggiori incubi. È compito arduo nominare una canzone che spicchi sulle altre, dal momento che tutte contribuiscono a tenere alta la tensione. Sicuramente "Angel Of Sodomy" rappresenta uno dei capitoli più ossessivi e "oltranzisti" del disco e non oso immaginare quale putiferio possa scatenare in sede live.
La produzione è rozza, ma lascia gli strumenti distinguibili: chitarre ruvide che fendono l'aria con un riffing semplice tuttavia di grande effetto, accoppiato alle ritmiche martellanti della batteria; meritano un elogio a parte le linee vocali di Lord Angelslayer, un growl gutturale e disumano che amplifica la dimensione claustrofobica e soffocante che si respira.
È difficile non restare affascinati dalla canzone che dà titolo al lavoro, la quale alterna strutture incalzanti ad altre veloci e letali come una manciata di proiettili. I brani sono istintivi e suonati — oserei dire — con un feeling primordiale, al fine di risvegliare le nostre pulsioni più recondite e bestiali: basti ascoltare "Grand Marshall Of The Black Tower", uno dei più blasfemi e feroci proposti dai finnici. Essi causano un annichilimento a livello sia fisico che mentale e in questo gli Archgoat sono dei veri e proprio maestri, forse uno dei pochi gruppi in grado di raccogliere l'eredità dei Blasphemy.
In uno stile come il Black-Death metal, in cui risulta difficile non ripetersi e spesso vengono rilasciate uscite dove a fatica si supera la quinta traccia, gli Archgoat rappresentano un'eccezione, sfornando un album godibile e scorrevole nella sua interezza, senza stravolge i canoni del genere. Il diavolo non poteva trovare adepti migliori per le sue litanie di morte…