Arkheth - Clarity Came With A Cool Summer's Breeze | Aristocrazia Webzine

ARKHETH – Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze

Gruppo: Arkheth
Titolo: Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze
Anno: 2022
Provenienza: Australia
Etichetta: I, Voidhanger Records
Contatti: Facebook  Bandcamp  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. In The Cradle Of The Crescent Moon
  2. Kundalini
  3. Psychonautica
  4. Neptune Beaches
  5. Patience In The Garden Of Fire
  6. Where The Ocean Meets The Sky
DURATA: 36:05

Chi è dotato di una buona memoria ricorderà che il nome Arkheth è già apparso a queste latitudini qualche mese fa: a settembre, infatti, G.E.F. aveva trattato Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze su Extrema Ratio #36. Dal canto mio, mi pento e dolgo di averlo recuperato solo in questi giorni, approfittando di quel momento di grazia mistica fra la conclusione di un anno frenetico e l’inizio di quello nuovo che i comuni mortali definiscono ferie.

Rimpiango di non essermi lasciata trascinare prima nel magico mondo di questo progetto australiano, dove le tenebre in cui dimorano normalmente i miei ascolti lasciano spazio a un caleidoscopio iridescente di sfumature sonore da cui ancora fatico a riprendermi, nel senso più positivo che possa esserci. Come già si può notare dalla copertina, Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze è un album decisamente sui generis: le prime note, poi, chiariscono come Tyrone Kostitch e i musicisti che hanno partecipato alla sua realizzazione abbiano preso le etichette sotto le quali vengono catalogati i vari generi musicali, le abbiano accartocciate e poi gettate in un vortice cosmico. Infatti, ogni brano rappresenta idealmente la tappa di un viaggio sempre più straniante in un mondo sconosciuto e quasi fiabesco, dove le sorprese si celano dietro ogni angolo e non è facile anticipare cosa ci aspetta durante l’ascolto: sarà una ballabile sezione elettronica come in “Kundalini” oppure una digressione sul tema della psichedelia degli anni Sessanta e Settanta, come avviene all’interno di “Patience In The Garden Of Fire?” Ci ritroveremo ad ascoltare orchestrazioni da spettacolo di varietà (“Psychonautica”) oppure dovremo fare i conti con sferzanti e gelide linee vocali black metal (“Neptune Beaches”)?

Come ci insegna Dante Alighieri, i viaggi più disorientanti hanno bisogno di una guida, di una costante che si manifesti ripetutamente e possa indicare la via: in questo caso, il ruolo di Virgilio è stato inaspettatamente affidato al sassofono, che è presente nella quasi totalità dei brani e rende il tutto più caldo e travolgente. Nel complesso, le suggestioni musicali presenti in Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze sono parecchie e certamente complicate da arrangiare: tuttavia, Tyrone è riuscito a unirle in maniera coerente e a calare i variopinti scenari creati dalla musica degli Arkheth all’interno di una struttura generale fortemente melodica e accattivante che non solo funziona, ma esercita un effetto magnetico sull’ascoltatore. Nel corso delle numerosi riproduzioni non l’ho trovato ostico nemmeno per un istante, anzi ogni volta sono riuscita a cogliere dettagli nuovi e a provare sensazioni diverse, che non si sono mai ripetute.

In conclusione, dunque, il quarto album degli Arkheth non appagherà il palato di chi è votato solamente all’oscurità, al gelo e al caos demoniaco, ma è invece un’uscita da non perdere se si amano le sperimentazioni e le variazioni sul tema, e se progetti come Thy Catafalque, Onségen Ensemble e Sigh fanno già parte della propria libreria musicale.