ARVAS – Black Satanic Mysticism
Gruppo: | Arvas |
Titolo: | Black Satanic Mysticism |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | Norvegia |
Etichetta: | ATMF |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 47:37 |
Che fine ha fatto il black metal norvegese? Tra scioglimenti, cambi di genere, morti, separazioni, evoluzioni, arresti e chi più ne ha ne metta, i gruppi che a oggi si possono ancora dire alfieri dei suoni che hanno portato la Norvegia alla ribalta quasi un quarto di secolo fa si contano sulle dita di una mano e forse ne avanzano. Che questo sia un bene o un male non spetta a me dirlo, né ci interessa particolarmente, ma resta il fatto che il terzo disco degli Arvas è un piccolo evento.
Nato nei primi anni '90 come Örth, il progetto ha avuto una vita molto travagliata. Tra le fila originali della formazione militarono nomi del calibro di Ares (fondatore e frontman degli Aeternus) e Grim (batterista di Borknagar e Gorgoroth morto nel '99, cui sono dedicati diversi brani e album della scena norvegese del periodo), ma la mente prima dietro a essa rimane quella di Vassago Rex. La perdita di Grim, l'abbandono di Ares e l'imprigionamento dello stesso V:Rex al termine del secolo scorso costrinsero gli Örth a una pausa indefinita, da cui riemersero nel 2001 come Arvas. Si dovettero tuttavia aspettare altri otto anni perché venisse registrato e rilasciato qualcosa di ufficiale, ma nel 2009 arrivarono a ruota un demo, uno split e un album. Da allora, l'approdo su ATMF e un secondo album, fino a oggi e a una nuova fatica, ancora su ATMF: "Black Satanic Mysticism".
La sola genesi del gruppo, così frammentaria e travagliata, probabilmente basta a spiegare come V:Rex non abbia mai esaurito la sua voglia di urlare — o meglio, di far urlare a Hexzaldre, cantante che ha abbandonato il gruppo poco dopo l'uscita dell'album — al mondo la sua simpatia per il Maligno, alle volte anche in un inglese insospettabilmente zoppicante. In "Black Satanic Mysticism" c'è tutto quello che vi aspettereste di trovare in un disco registrato a Bergen oltre venti anni fa: blast beat schiacciasassi, chitarre gelide, scream, tastiere semplici e di contorno e Satana. Il black metal nella sua forma più pura e furiosa, dai risvolti esoterici, del tutto intransigente. Nessuna variazione sul tema, nessuna digressione: una badilata dritta e inarrestabile. Una volta entrati nell'ottica che gli Arvas sono fermi al 1993, il disco riesce a emergere al meglio e a farsi apprezzare in questa sua consapevole immobilità.
Così, quasi inaspettatamente, vi ritroverete ad ascoltare e riascoltare e ascoltare ancora un lavoro fuori dal tempo, inestricabilmente ancorato all'underground tanto in termini di musica vera e propria quanto di attitude, i cui brani si chiamano ancora "Flames Of Black" o "Call Of The Abyss". Uno degli ultimi vessilli ancora alzati di un modo di intendere la musica e probabilmente il mondo che — in fondo — ha forgiato un po' tutti quanti noi.