ASTRAL WINTER – Perdition II
Sono passati quasi sette anni da quando scrivevo per la prima volta di Josh Young e di Astral Winter, il suo progetto solista a cavallo tra black metal e ambient neoclassico. Se con la band principale, gli Atra Vetosus, Young dà sfogo al suo lato più brutale, in Astral Winter in primo piano c’è sempre la vena più malinconica e meditabonda del musicista tasmaniano ora di stanza a Taiwan.
L’ultima uscita, Forest Of Silence, pubblicata nel 2016 sempre per Immortal Frost (etichetta originariamente creata proprio da Josh Young nel 2009 e solo successivamente accasatasi in Belgio sotto la gestione del cantante degli Ars Veneficium), era una vera e propria badilata black metal a tinte svedesi, figlia di questa roba qua. Perdition II invece, il seguito diretto del precedente Perdition datato 2013, è come il suo predecessore un episodio che con il black metal non ha nulla a che spartire.
Anche Perdition II è quasi completamente privo di batteria e di voci, in bilico tra l’ambient di Ildjarn e Vinterriket e le divagazioni di chitarra acustica, piano e sintetizzatori degli Empyrium. A livello concettuale però le nove canzoni portano con sé umori cosmici: titoli come “Fading From The Skies” o “Dreams Of The Stars” lasciano pochi dubbi. Il risultato è piuttosto straniante, ma oggi come allora anche più che discreto, e questa nuova puntata quasi-ambient di Astral Winter non fa che riconfermare la buona ispirazione di Young.
Dal lato opposto è invece vero che dopo sette anni sarebbe stato lecito aspettarsi qualche novità, mentre Perdition II potrebbe benissimo essere un recupero di materiale scritto nel 2013 e pubblicato soltanto ora. A incidere sulla resa finale non esaltante è soprattutto la produzione, un po’ troppo posticcia, soprattutto quando l’australiano sceglie di affidarsi alle librerie audio e di infilare qualche coro qua e là (“The Celestial Age”).
Da sempre schivo e riservato nelle sue uscite musicali, Young non offre molti spunti di riflessione ulteriori, e lascia parlare la musica. Il nuovo album di Astral Winter è quindi una riconferma di tutte le buone qualità di Josh Young, ma non riesce ad andare oltre.