Asunojokei - Island | Aristocrazia Webzine

ASUNOJOKEI – Island

Gruppo: Asunojokei
Titolo: Island
Anno: 2022
Provenienza: Giappone
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Heavenward
  2. Chimera
  3. Gaze
  4. Footprints
  5. Diva Under The Blue Sky
  6. Beautiful Name
  7. The Forgotten Ones
  8. The Sweet Smile Of Vortex
  9. Tidal Lullaby
  10. From The Bottom Of The Biotape
  11. Thunder
DURATA: 52:17

GEF ne aveva già parlato nell’ultimo numero di Extrema Ratio, io lo aspettavo dall’uscita dei primi singoli messi in circolazione dalla band dopo l’EP Wishes e, alla fine, eccoci qui a parlare di Island. Una dovutissima precisazione, perché questa recensione, per quanto ci provi, non sarà imparziale: il secondo album degli Asunojokei — il cui nome dovrebbe significare qualcosa come scena(rio) di domani — per me è già tra i migliori titoli del 2022, senza grosse possibilità di finire fuori classifica. Detto ciò, al netto di quel filino di entusiasmo extra che sicuramente emergerà dalle mie parole, possiamo affrontare il discorso.

Anche nel caso di Island, il quartetto di Tokyo si è preso del tempo per organizzare le proprie idee e non lasciare nessun dettaglio al caso. Quattro anni erano trascorsi tra la nascita della formazione e l’uscita del primissimo album Awakening, e quattro anni hanno impiegato anche stavolta per dare un seguito a quel debutto sulla lunga distanza che già era valso un po’ di conoscenza al di fuori dei confini nazionali. In questo periodo, gli Asunojokei non se ne sono stati stesi su un futon a contemplare soffitti sconosciuti e, anzi, si sono dati molto da fare, pubblicando prima uno split con Pale, Nhomme e Tochu-Kaso (Two, del 2019) e poi uno con Unreqvited (Nocturne, uscito nel 2020 per Tear Water Records), chiudendo l’anno con il rilascio del summenzionato EP Wishes. Non fuffa, ma nemmeno i numeri osceni di certa gente che caca singoli, dischi e collaborazioni un mese sì e l’altro pure, dando maggiore consistenza al mio assunto di partenza.

La crescita nelle uscite di casa Asunojokei, poi, è evidente e, nel suo piccolo, Island è attualmente il punto più alto toccato dalla band nel corso di questa spirale evolutiva. Dalla mistura post-male degli inizi, il quartetto ha fatto passi in avanti nettissimi, smussando quello che c’era da smussare, levigando e curando la produzione e creandosi un’identità chiara e definita. Piazzare una sola etichetta sul sound dei Nostri, infatti, non è cosa semplice: se da un lato il post-black e il post-hardcore ci sono ancora, l’eco di influenze screamo è ben presente nel cantato di Nuno, così come è impossibile non sentire nelle corde dei suoi tre compagni di band influssi shoegaze, post-rock, blues e persino prog; (è forse un omaggio a certi Dream Theater quello che ho sentito in “Tidal Lullaby”?). Tutto, sia ben chiaro, declinato con profonda attenzione alle melodie, tutte vorticanti attorno a quello che è il sound che ha caratterizzato i filoni J- del rock e del metal.

Un track-by-track del disco non sarebbe una cattiva idea, vista e considerata la bellezza dei testi proposti (comprensibile ai miei occhi solo grazie alla traduzione in inglese fornita a lato), ma sarebbe un aspetto che affronterei con maggior voglia assieme alla stessa band, proprio come quello della scelta di un artwork così sui generis per Island. Attenendomi al solo contenuto dei 52 minuti in scaletta, la metterei in questi termini: tolte le due bellissime strumentali del lotto (“Gaze” dal sapore post-rock molto lo-fi e “Tidal Lullaby” emotiva per quanto forte di distorsioni e ritmiche sostenute), l’ultimo lavoro degli Asunojokei è una prova molto bilanciata ed equilibrata. Ad attacchi diretti e assalti incalzanti (“Heavenward”) corrispondono più o meno in egual misura distensioni atmosferiche (“Diva Under The Blue Sky”), con le sezioni distorte dotate di blast beat e scream (“The Sweet Smile Of The Vortex”) compensate da lenti monologhi e chitarre pulite (“From The Bottom Of The Biotape”).

Se avevi già apprezzato gli Asunojokei con Awakening e Wishes, o se ti erano capitati davanti grazie alle loro collaborazioni e avevi pensato di approfondire, Island è il disco che fa per te. Un maelstrom violento, raffinato ed emozionante di tutto ciò che è post-, ma anche emo e prog, destinato a far parlare di sé per i mesi a venire e, dita incrociate, a far avere a questi quattro giapponesi il successo che meritano. Personalmente, l’ho già detto, uno dei migliori titoli dell’anno ancora in corso.