ASYLUM – Tyrannicide
Dopo un decennio di vita nell’underground australiano, fatto di gavetta, EP e concerti, gli Asylum hanno finalmente tagliato il traguardo del primo lavoro sulla lunga distanza. Tyrannicide ha visto la luce lo scorso 2 settembre e, senza alcun dubbio, si presenta come un disco thrash metal all’insegna dell’old school e del bon ton.
Copertina: cafona. Logo: squadrato e inclinato quanto basta. Insomma, esteticamente le premesse sembrerebbero esserci più o meno tutte. Poi fai partire Tyrannicide e la realtà dei fatti ti colpisce dritto in faccia come il giovinastro di turno che inizia a fare mosh a gomiti dritti. Ci avranno messo anche dieci anni, ma gli Asylum hanno decisamente cacato un album di debutto ben fatto.
Tyrannicide strizza l’occhio all’old school statunitense, con mazzate e tupa-tupa che si alternano a fraseggi di lead belli dritti e affilati, ma a spadroneggiare nei trentotto tiratissimi minuti della scaletta sono i riff. Nelle nove tracce proposte, tutte rigorosamente tra i tre e i cinque minuti, sono le sei corde di Shane Robins e Robert Armstrong a dire cose. Chiaro, Levi Damiris dietro le pelli fissa delle ottime basi su cui Robins — responsabile anche delle basse frequenze — si aggiunge senza troppe difficoltà, ma senza le chitarre a macinare idee i tupa-tupa da soli farebbero pochino.
Assistito da Moosh Wuyts e Phillip Armstrong nei cori, è ancora una volta Robins a occuparsi delle voci e, anche a questo giro, l’australiano fa cose e le fa bene. Tyrannicide pressa sull’ascoltatore dal primo all’ultimo secondo della scaletta e le mazzate che tira fuori sono particolarmente sentite: l’apripista “Eternal Violence” ne è un’ottima prova, ma anche “Sadistic Intent” oppure l’eponima “Tyrannicide” non lasciano margini di fraintendimento.
Dieci anni ben spesi, insomma, quelli che gli Asylum hanno atteso prima di tirar fuori dal cilindro un album intero. Ottima l’evoluzione rispetto ai precedenti tre EP pubblicati nel frattempo. La speranza, ora, è che la band di Brisbane riesca a tenere alto il livello delle proprie uscite future e, soprattutto, che non ci faccia aspettare il 2032 per un nuovo disco.