AU-DESSUS – Mend
Gruppo: | Au-Dessus |
Titolo: | Mend |
Anno: | 2022 |
Provenienza: | Lituania |
Etichetta: | Les Acteurs De L’Ombre Productions |
Contatti: | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
TRACKLIST
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DURATA: | 25:31 |
Il kintsugi è una tecnica di restauro messa a punto nel Giappone del 1400 e consiste nel riparare oggetti in ceramica unendone i vari pezzi tramite un composto colloso molto specifico, che contiene polvere d’oro. L’effetto ottenuto visivamente al termine dell’operazione è molto suggestivo, poiché i punti di rottura risultano impreziositi dall’oro; allo stesso tempo, il valore finale dell’oggetto è superiore a quello che aveva quando era ancora intero. L’arte del kintsugi vuole suggerire, molto poeticamente, che, sebbene dopo aver subito un trauma distruttivo e apparentemente irreparabile non sempre è possibile che un manufatto torni com’era, si può sfruttare la cosa a nostro vantaggio e valorizzarlo, trasformando un’esperienza distruttiva in elemento che diventa un punto di forza e bellezza.
Perché mai la stessa cosa non può accadere all’essere umano, si chiedono gli Au-Dessus. Cosa ci vieta di fare in modo che le nostre esperienze, anche quelle più devastanti, diventino occasione di rinascita, di guarigione dalla quale possiamo uscire più forti e più ricchi? Questa è l’idea che si cela dietro Mend (letteralmente: aggiustare, ma anche guarire), EP in cinque tracce che raccontano ciascuna la catarsi e la storia di una mente e di un’anima sulla strada verso la pace interiore, con la quale si impara a convivere con i propri demoni e accettarli come parte integrante del proprio essere, valorizzando le cicatrici lasciate dalle nostre battaglie interiori.
Ancora una volta editi dall’ottima e a noi ben nota LADLO, Mend è il successore del pregevole End Of Chapter, uscito nel 2017 per la stessa etichetta. Gli Au-Dessus mostrano una ineccepibile padronanza delle proprie capacità con un EP che si destreggia tra post-metal, sludge e black metal, in cui il messaggio finale che si vuole trasmettere non è di disperazione o fatalismo ma di speranza. Non perdiamo le nostre qualità o il nostro spessore soltanto perché la vita ci ha piegati una o più volte, e in un mondo in cui per fortuna diventa sempre più semplice parlare di salute mentale è importante non sentirsi soli nel nostro percorso di guarigione dalle ferite più o meno profonde che abbiamo nell’anima. Non c’è bisogno di temere le cicatrici, sono solo il monito visivo di una battaglia che abbiamo vinto.
Mend ha il merito e il difetto di farci compagnia solo per venticinque minuti. Da una parte, la sua durata relativamente ridotta lo rende estremamente fruibile; dall’altra, è talmente bello che non si può non desiderare qualche traccia in più. Questo EP è intenso, arriva dritto all’anima e ci parla di miglioramento e di percezione del sé in una lingua che conosciamo, quella del metal estremo.
Anche musicalmente parlando c’è un filo conduttore, una sorta di evoluzione stilistica che si adatta al progredire dello stato mentale e spirituale di chi sta compiendo questo percorso di guarigione. Se “Negation I” ci accoglie con un’intro sinistra, atmosferica, ricca di riverbero e dai toni più sludge, andando avanti iniziano a comparire gli elementi e i suoni più vicini al black metal, che riescono comunque a lasciare sufficiente spazio a ottimi riff melodici, come in “Lethargy”. “Alienation” è probabilmente il brano in cui la componente post-metal e, allo stesso tempo, melodica si fa largo in modo più evidente, sgomitando per emergere. Il risultato è un mix chirurgico di generi e di stati d’animo.
Attenzione però, perché in nessun modo ci viene indorata la pillola facendoci credere che la strada verso la conoscenza di noi stessi sia semplice e indolore. Come accade anche per l’elaborazione del dolore, è necessario passare per la fase della “Negation”, in cui ci si rifiuta di riconoscere la presenza di un problema. “Alienation” è invece lo stadio finale, in cui più che isolarci dagli altri ci si distacca da pensieri inutili e superficiali e dal caos mentale cui spesso rischiamo di cadere preda, imparando a scegliere con saggezza le nostre battaglie, che il più delle volte sono quelle che ci portiamo già dentro.
L’ennesimo centro per LADLO e un lavoro notevole per gli Au-Dessus, che ci arrivano dritti allo stomaco. La sofferenza è orrenda e può far paura ma, se proprio non possiamo evitarla, possiamo trasformarla in qualcos’altro.