BEDSORE – Hypnagogic Hallucinations
A molti il nome dei Bedsore potrebbe dire poco, almeno per ora; eppure la band romana, dopo una sola demo, è stata in grado di farsi notare da 20 Buck Spin, etichetta di Pittsburgh tra le più rinomate in ambito estremo. I Nostri, tuttavia, non sono esattamente dei carneadi: i due componenti principali, Jacopo Gianmaria Pepe e Stefano Allegretti, provengono infatti dai SVNTH (precedentemente noti come Seventh Genocide), una delle formazioni più interessanti della nostra penisola in ambito post-black metal. Inoltre la line up è completata da Davide Itri (Ade) e Giulio Rimoli, bassista attivo anche con band estere come Deadborn e Ingurgitating Oblivion: gente che, insomma, sa decisamente il fatto proprio.
Dicevamo, il debutto dei Bedsore si chiama Hypnagogic Hallucinations, e già il titolo ci trasporta in un’atmosfera eterea, psichedelica, solo apparentemente lontana dai canoni del death metal. Non appena premiamo il tasto play ci accorgiamo, in realtà, di come il combo romano sia debitore tanto del death metal old school quanto della scuola progressive; nasce così un connubio perfetto, che compenetra entrambi i generi fondendoli in maniera impeccabile: l’impressione che ne scaturisce è quella di una band progressive rock che stia suonando un disco death metal, o viceversa. Casomai questo non fosse abbastanza per convincervi, i ragazzi hanno il grande merito di essere originali anche nei loro riferimenti personali. Appare evidente l’amore e il debito nei confronti dei Morbus Chron o degli ultimi Death (The Sound Of Perseverance in particolare); da non sottovalutare neppure le somiglianze con una certa scena death metal norvegese (gli Obliteration di Nekropsalms su tutti, ma anche i più seminali Cadaver). Unitamente alle influenze più estreme, si accompagna una spiccata sensibilità artistica che, nelle atmosfere, rimanda al progressive italiano (Goblin su tutti, ma ci ho sentito anche Le Orme di Felona E Sorona) e persino a certe composizioni di Ennio Morricone, soprattutto su alcune melodie di “At The Mountains Of Madness” e “Brains On The Tarmac”. Non mancano inoltre alcuni rallentamenti atmosferici ben congegnati, specie su “Cauliflower Growth” e “Disembowelment Of The Souls”, che mi hanno ricordato alla lontana i finlandesi Krypts.
Tutte queste influenze ci fanno capire che i Bedsore non sono solo ottimi musicisti, ma sono anche dei veri appassionati di musica, che prendono e rielaborano i propri gusti per ottenerne una miscela personale. Questo aspetto non vale solamente per il riffing e le atmosfere, ma si allarga anche ai suoni. Da questo punto di vista l’album è confezionato in una veste molto old school, con una produzione che può richiamare alla mente il leggendario Nespithe dei Demilich, ma in veste più aggiornata. A proposito, va notato come per missaggio e masterizzazione la band si sia affidata a Marco Salluzzo (leader dei Demonomancy), nome che rappresenta una garanzia nell’ambito di produzioni estreme e dal taglio vecchia scuola. Riguardo ciò, vorrei porre l’accento sui suoni scelti per il basso, suoni che appaiono taglienti, grezzi e perfettamente udibili: tutto ciò aiuta a rendere il disco molto pieno in fase ritmica, permettendo allo strumento di ritagliarsi un posto di primo piano nell’ambito dell’album. In ultimo luogo, merita una menzione speciale anche la copertina, realizzata da un artista d’eccezione come Timo Ketola: il dipinto, dai colori scuri ma decisi, è sufficientemente enigmatico da sposarsi alla perfezione con la musica, richiamando alla mente melodia, psichedelia e tradizione death metal nello stesso tempo. Del resto, i romani definiscono la loro proposta come «Kaleidoscopic Metal Of Death», un’espressione che mi sembra particolarmente appropriata.
Che altro dire: di dischi metal ne escono davvero tanti ogni settimana, con il panorama che diventa sempre più affollato e nel quale è difficile districarsi. Eppure questo Hypnagogic Hallucinations è un album al quale non si può proprio rinunciare. I Bedsore hanno scritto un’opera da veri appassionati per veri appassionati, con capacità di esecuzione decisamente al di sopra della media. Se pensate che questo è solo il loro primo album…