BEEHOOVER – The Devil And His Footmen | Aristocrazia Webzine

BEEHOOVER – The Devil And His Footmen

 
Gruppo: Beehoover
Titolo:  The Devil And His Footmen
Anno: 2013
Provenienza: Germania
Etichetta: Exile On Mainstream Records
Contatti: Sito ufficiale
 
TRACKLIST

  1. Monolith
  2. Egonights And Firearks
  3. Rooftop
  4. [traccia senza titolo]
  5. Boy Vs. Tree
  6. [traccia senza titolo]
  7. Morning Sun
  8. [traccia senza titolo]
  9. Dear Mammoth
  10. My Mixtape Sucks Big Time
  11. Honeyhole
DURATA: 46:23
 

I Beehoover sono un duo tedesco già attivo da una decina d'anni, ma che non avevo ancora avuto modo di conoscere; scopro così, con un po' di sorpresa, che quello di cui vi sto per parlare, "The Devil And His Footmen", è il quarto album realizzato da questa coppia formata da Ingmar Peterson (basso e voce) e Claus Peter Hamisch (batteria). Sì, avete capito bene: l'intero impianto sonoro è composto unicamente da basso e batteria, scelta decisamente interessante, soprattutto per l'inevitabile spessore di cui è stato dotato l'apparato ritmico, elemento fondamentale in funzione del genere suonato.

La spina dorsale del disco è rappresentata da pezzi come "Monolith", "Egonights And Firearks", "Dear Mammoth" e "My Mixtape Sucks Big Time" che esibiscono una spinta caratteriale indiscutibilmente Stoner la quale, pur strizzando con insistenza l'occhio a certe correnti del Rock alternativo, mantiene vivo il tipico e immancabile groove sfrontato ed energico. I suoni sono grezzi quanto basta e il basso svolge davvero un lavoro fenomenale, creando e sorreggendo a meraviglia umori e atmosfere dinamiche che si dimostrano sempre ben orchestrate, sia nelle fasi più concitate che nei più rari momenti di distensione. Sono però molte le belle variazioni che intervengono scorrendo la scaletta: la splendida venatura settantiana di "Rooftop", che ricorda in qualche modo una versione estremamente asciutta e riarsa dei Deep Purple, e l'attitudine scura, quasi ai limiti di alcune soluzioni Post Punk, di "Boy Vs. Tree" rimangono comunque parti integranti del corredo genetico di costrutti musicali che sanno appesantirsi e ingrassarsi all'occorrenza, senza però mai smettere di fungere da buoni conduttori per quelle scariche di ruvidità desertica che tanto amiamo. Ai Beehoover piace però raccogliere frutti da molti alberi differenti e quindi, ancora, ci possiamo trovare di fronte a una "Morning Sun" dall'andatura indolente da cui fa capolino l'influenza di un Danzig spogliato del suo alone oscuro e rivestito con retaggi pastosi, alternativi e Stoner, o a una "Honeyhole" lenta, intensa e attraversata da divagazioni oniriche dai contorni Doom.

La voce di Ingmar, sebbene non particolarmente incline a sensibili variazioni, supporta a dovere l'operato strumentale che, ci tengo a ripeterlo, in virtù della presenza di soli basso e batteria, rende squisitamente rude e abrasivo l'operato del duo teutonico. Per certi versi, c'è sicuramente ancora margine di miglioramento, poiché in alcuni punti mi è parso di percepire qualche lieve tentennamento che rende vagamente deboli alcuni legami tra gli intenti generali del disco.

In ogni caso, "The Devil And His Footmen" è un album interessante e meritevole, non perfetto, ma sicuramente candidato a guadagnarsi la stima di molti amanti del genere in questione. E i Beehoover sono da seguire con attenzione: quando riusciranno a limare quel paio di spigolature ancora un po' acerbe, potremo davvero aspettarcene delle belle!