BENEDICTUM – Dominion
C'è un momento in cui la carriera di una band deve forzatamente svoltare e il terzo disco a detta di tanti è il crocevia che può condurre al baratro o innalzare definitivamente il lavoro svolto sino a quell'attimo, dandogli una rilevanza di maggior spessore e considerazione, o annientando ciò che di buono si era fatto in precedenza e lasciando così una macchia indelebile agli occhi dei fan.
Il 2011 è l'anno dei Benedictum: dopo averci deliziato con due mattonate di puro heavy metal del calibro di "Uncreation" e "Season Of Tragedy", la formazione dell'aggressiva Veronica Freeman è pronta ad assaltare le nostre orecchie con "Dominion", con un gruppo rinnovato di ben tre quinti rispetto al recente passato. I Californiani non hanno mai amato particolarmente la stasi compositiva e sono da sempre una realtà altamente derivativa dal punto di vista delle sonorità, che attraversa territori degli anni '70, classic-thrash metal, power e prog senza che nessuna delle influenze vi passi inosservata, ma che ha sempre dimostrato una capacità muscolare e di adattamento in corsa grazie all'inserimento di molteplici varianti, facendoci così prevedere un'ennesima evoluzione.
Se "At The Gates" gioca la carta della potenza e "Seer" al contrario regala veri e propri spunti di classe, "Grind It" si diletta con atmosfere evocanti certe soluzioni della Seattle grunge più heavy, mentre "The Shadowlands" si prodiga nel percuotere l'ascoltatore con l'elementare accoppiata composta da chitarroni distorti e ritornello d'acchiappo a seguito. C'è poi da far notare anche qualche piccolo intoppo che frena la devastante marcia della scaletta: "Prodigal Son" è l'unico riempitivo del disco, poco incisivo e interessante rispetto al resto; l'inizio di "Epsilon" invece è sin troppo scontato. Questi sono gli unici frangenti in cui si percepisce un lieve calo ed è un peccato poiché lo strumentale "Beautiful Pain" è perfetto nel ruolo di traccia per ripartire che ci conduce al binomio che conquista il cuore del metallaro, formato da "Dark Heart" e "Bang", con il secondo perfetto per una «heavy rotation». "Loud Silence" dal canto suo esalta le doti solistiche di un Pete Wells che in più di un'occasione fa letteralmente faville con i suoi assoli.
Le tracce bonus: "Sanctuary" è leggiadra, Veronica è spettacolare e l'accompagnamento acustico condito dalla solistica permette alla canzone di girare alla perfezione; "Oveture / The Temples Of Syrinx" (se non aveste idea a chi appartenga la paternità di tale brano, vergognatevi!) è uno dei gioielli incastonati nell'album "2112" e anche se la versione originale è pressoché inimitabile, quella proposta dai Benedictum è decisamente di gran livello.
Maturità? C'è. Pezzi validi? Ci sono. Produzione? Calzante. Prova strumentale? Praticamente impeccabile dal punto di vista esecutivo. E se teniamo conto pure della personalità dirompente della cantante i punti salgono e salgono. Perché allora non si arriva al top? Per il semplice fatto che manca ancora quella zampata felina che mi scombussoli talmente tanto da farmi urlare al capolavoro.
I Benedictum sono una certezza, una di quelle band a cui affidare i vostri soldi può solo voler dire avere ancora una volta heavy metal di qualità pronto a cibera la collezione che curate con passione, "Dominion" non può quindi mancare fra i titoli da possedere.