BJÖRK – Vulnicura | Aristocrazia Webzine

BJÖRK – Vulnicura

 
Gruppo: Björk
Titolo: Vulnicura
Anno: 2015
Provenienza: Islanda
Etichetta: One Little Indian
Contatti:

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TRACKLIST

  1. Stonemilker
  2. Lion Song
  3. History Of Touches
  4. Black Lake
  5. Family
  6. Notget
  7. Atom Dance
  8. Mouth Mantra
  9. Quicksand
DURATA: 58:36
 

L'islandese Björk non avrebbe certo bisogno di presentazioni: gli esordi in band Jazz e Punk e la lunga carriera solista iniziata oltre venti anni fa la hanno resa nel tempo un'artista con una personalità fortissima e uno stile in continua evoluzione, ma allo stesso tempo sempre riconoscibile. Il suo nono disco si intitola "Vulnicura" e ha avuto una storia non proprio felice: principalmente per il tema centrale, ovvero la fine della lunga relazione della protagonista con Matthew Barney e — più in generale — ciò che può accadere nella mente e nel cuore di una persona in questo tipo di situazioni; tuttavia un altro motivo è la pubblicazione dell'album che è stata forzatamente anticipata di circa due mesi a causa di alcuni siti che hanno pubblicato link per scaricarlo illegalmente. Il popolo del web non smetterà mai di stupirci.

La prima parte del lavoro è strutturata in modo che ogni traccia rappresenti cronologicamente un certo periodo del pre- e del post-rottura. Si inizia da nove mesi prima del momento cruciale con "Stonemilker", di cui è stato anche girato un video: la volontà di risanare un rapporto ormai morente è resa evidente dagli archi che portano una sorta di penombra emotiva, un desiderio che cerca in ogni modo di condurre la protagonista alla luce, fuggendo dall'ombra che significherebbe la fine di tutto. Passano circa quattro lunazioni, in "Lion Song" la voce malinconica della cantante, posta su diverse tracce contemporaneamente e accompagnata dall'orchestra, esprime la sua curiosità verso il futuro di lui, cercando di non preoccuparsene troppo, pensando piuttosto alla paura di ciò che passerà lei e agli ultimi barlumi di speranza, anch'essi destinati a sparire; c'è molta incertezza in questa fase, le sensazioni ricreate sembrano confuse e indecise. Con la breve "History Of Touches", che vede i sintetizzatori prendere il comando, siamo molto vicini alla conclusione della relazione, che verrà trattata a due mesi di distanza nei dieci minuti di "Black Lake": da qui in poi gli archi diventano un'arma pericolosa, lasciano lunghe pause di quasi silenzio per poi imporsi con melodie struggenti e drammatiche; i beat elettronici si fanno più aggressivi, le parole urlano senza forza il dolore e la rabbia per aver fallito nella loro missione, quella di creare una famiglia. Questo risulterà uno dei momenti più intensi dell'album, tanto che la stessa Björk ha dichiarato di fare fatica ad ascoltarlo, ancora di più a pensare di cantarlo. La successiva "Family", posta a sei mesi dalla conclusione del rapporto, è nella sua prima parte pregna di malinconia, che si evolve poi in preoccupazione e tensione; il titolo è un pensiero alla figlia Isadora, unico vertice rimasto di quello che era il loro triangolo d'amore. Lo stesso tema verrà trattato in "Notget", che mostra anche una volontà di curare questa ferita così profonda; il brano è comunque inquietante e nervoso, con una melodia ossessiva e un testo che arriva a toccare argomenti come la morte. Si chiude qui il lotto principale; le tracce rimanenti riguardano aspetti più generici dell'amore, come il completarsi a vicenda ("Atom Dance") e il tentativo di superare la fine di una relazione facendo finta che non sia successo niente ("Mouth Mantra"). La conclusiva "Quicksand" — in realtà la prima a essere stata composta — è ispirata a una forma diversa di questo sentimento, quello rivolto alla madre che ha rischiato di perdere nel 2011; anche musicalmente si discosta leggermente dal resto per la maggiore dinamicità e luminosità, ma ciò non significa che sia fuori luogo, dato che già i due brani precedenti mostravano una riduzione della negatività che permeava nella prima metà dell'album.

Nonostante Björk sia ovviamente la protagonista assoluta di questo lavoro con le sue corde vocali e il suo stile inconfondibile, l'influenza delle persone che hanno collaborato con lei sono evidenti. In primis troviamo Arca, produttore di musica elettronica venezuelano che ha avuto il piacere di lavorare anche con il rapper Kanye West e con FKA twigs. L'altro nome importante è The Haxan Cloak, pseudonimo di Bobby Krlic, artista britannico noto per la sua capacità di fondere Dark Ambient, Drone ed Elettronica. Il sound di "Vulnicura" è effettivamente riconducibile a questi due artisti e alla Björk di "Homogenic", quella che fondeva orchestra ed elettronica, in una versione molto più cupa, nervosa e moderna, specialmente per le linee di basso e per le ritmiche intricate dei beat che spesso entrano in territori Glitch e IDM. Un ultimo ospite da ricordare è la voce di Antony Hegarty in "Atom Dance", già insieme all'islandese ai tempi di "Volta". Un'assenza importante è invece quella di Mark Bell, il cui rapporto artistico nato ai tempi di "Homogenic" si è interrotto a causa della sua morte nel 2014. Per quanto riguarda il lato puramente strumentale, il ruolo più importante viene svolto da un quintetto di violini, uno di viole e uno di violoncelli: la scrittura delle parti per questi quindici musicisti è stata fondamentale, in quanto la islandese ha affermato che comporle era l'unica distrazione con cui riusciva davvero a liberare la mente da certi pensieri.

Insistere sugli aspetti tecnici del disco è a mio parere superfluo, "Vulnicura" è un album il cui intento principale di esprimere certe emozioni è chiaro: il titolo significa appunto "cura per le ferite", mentre la copertina rappresenta metaforicamente la sofferenza di una donna afflitta dal dolore. Per quanto il tema possa sembrare banale, è stato vissuto ed esposto in maniera totalmente personale, ed è questo elemento a rendere "Vulnicura" interessante. Chi segue questa artista da tempo saprà che da lei ci si può aspettare qualunque cosa, anche se una Björk così oscura era difficile da immaginare; proprio per questo motivo credo che ogni suo seguace dovrebbe ascoltare questo lavoro e trarre le proprie conclusioni. Nel caso non aveste mai avuto contatti con lei, questa potrebbe essere una buona occasione per conoscerla, specialmente se siete amanti della musica sperimentale e delle sonorità poco luminose.