BLACK BEAR – Rock From The Woods
Gruppo: | Black Bear |
Titolo: | Rock From The Woods |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Motherfuzzer Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 41:00 |
I Black Bear sono una band milanese nata nel 2011 che fa dell'anima hard rock più classica e genuina il suo cavallo di battaglia: schitarrate, melodia, orecchiabilità e tanta grinta sono parti fondanti del loro sound, che ogni tanto non disdegna qualche incursione più sudista e nel lento andare delle ballatone rock.
Questo "Rock From The Woods" racchiude in sé influenze dei Poison, Mötley Crüe, Motörhead e di altri mostri sacri dei generi sopra citati, tutti più o meno esplicitamente richiamati nel corso dei circa quarantuno minuti dell'opera: citazioni che diventano ancora più evidenti nella traccia di apertura, "We Are The Black Bear", sostanzialmente una tanto bella quanto riuscita cover di "We Are An American Band" dei mai troppo lodati Grand Funk Railroad. Il disco prosegue così, tra il rock più danzereccio di "Balls Out", le reminescenze stoner di "Rock From The Woods" e l'hard rock di chiaro stampo Skid Row della simpatica "Dancefloor On Fire".
Con "Never Easy" iniziano i primi veri dolori dell'album: è evidente che la dimensione più congeniale dei Black Bear sia quella del suono duro ma scanzonato, divertente, da "scapocciamento". Con il brano prima citato, pezzo dal colore bluastro e dal ritmo più calmo, e la melodiosa "Time" dal mieloso ritornello è possibile constatare come, appena diminuiscono i bpm e i decibel, sembrano calare anche le doti compositive del gruppo lombardo.
A chiudere il disco troviamo una nuova digressione in campo stoner con la buona "Red Moon Rising", conclusione di una scaletta che alterna brani di onesta fattura ("She Asked Me Out") ad altri in cui l'ispirazione latita, spezzando il ritmo e il piacere dell'ascoltatore: "Don't Need You" e "Ghost Of You" risultano fin troppo piatte, eccezion fatta per il buon assolo della seconda. Menzione d'onore, invece, per l'ottima "Uncle Vic": ritmo blues che ti entra in testa, chitarre distorte quanto basta e ritornello da live come pochi, per un brano che "non inventa" nulla, ma fa quello che deve maledettamente bene. Un po' come la band in questione, a ben vedere.
Eh sì, perché i Black Bear sono un gruppo che sa suonare: il disco è ben prodotto e la scaletta, pur dotata di numerosi momenti morti, riesce tutto sommato a divertire. Una miglior scelta dei brani, magari l'eliminazione di alcuni, avrebbe giovato a "Rock From The Woods": un lavoro che piacerà sicuramente agli amanti del rock più spensierato, ma che — proprio a loro — potrebbe far storcere il naso in alcune sue parti. Consigliato insomma, tuttavia con qualche riserva.