Black Curse - Endless Wound

BLACK CURSE – Endless Wound

Gruppo: Black Curse
Titolo: Endless Wound
Anno: 2020
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Sepulchral Voice Records
Contatti: Bandcamp  Spotify
TRACKLIST

  1. Charnel Rift
  2. Crowned In (Floral) Vice
  3. Enraptured By Decay
  4. Seared Eyes
  5. Lifeless Sanctum
  6. Endless Wound
  7. Finality, I Behold
DURATA: 38:20

Ci sono due cose per le quali ricorderò a lungo il violentissimo debutto degli americani Black Curse: la prima è la copertina (opera del russo Denis Forkas Kostromitin, già al lavoro con gente del calibro di Wolves In The Throne Room e Behemoth), marchiata a fuoco nella mia mente dopo aver letto un commento che la descriveva come un uomo che si fionda in bagno a cagare fiamme, con un dragone al posto del cazzo; la seconda è il death metal maligno e grossissimo che pervade i quaranta minuti scarsi di Endless Wound, uscito per la teutonica Sepulchral Voice Records e che segue un cambio di nome della band (Maliblis dal 2015 fino a data imprecisata) e una demo omonima risalente allo scorso anno.

Dando uno sguardo ai curriculum della formazione — gente impegnata in pesi massimi come Blood Incantation, Spectral Voice, Primitive Man e Khemmis — non stupisce la qualità del lavoro, soprattutto per quanto riguarda l’assenza di punti deboli tipici di un debutto, a livello di produzione e/o composizione. Il death dei Black Curse ha sicuramente un sentore da vecchia scuola, anche a vedere il libretto-poster realizzato a mo’ di collage, ma Endless Wound è qualcosa di più: un viaggio tra gironi infernali caratterizzato da una forte componente black, costruito su una caterva di riff caotici e dritti come una mazza chiodata sulle gengive e una batteria che, più che suonata, viene spesso percossa con un fare primitivo che potrebbe richiamare quella creatura immonda che è il war metal.

Già dalle primissime battute di “Charnel Rift” i Nostri non vogliono saperne di scendere a compromessi, mostrando una brutalità mefistofelica adornata dai testi vomitati da Gravetorn degli Spectral Voice, a cui fanno da contraltare gli sparuti assoli (o meglio, guaiti) di chitarra dal carattere allucinato; una furia che non conosce tregua, se non nei momenti in cui affiorano certe venature di stampo doom, in cui i Black Curse sollevano per un attimo il piede dall’acceleratore per far spazio ad atmosfere sulfuree — come in “Enraptured By Decay” e nell’intermezzo “Lifeless Sanctum” — che oltre a rendere Endless Wound pieno di svolte e soluzioni impreviste forniscono un elemento di contrasto che accentua ancora di più la violenza gratuita di cui è permeata l’opera.

Non ho timore nell’affermare che Endless Wound finirà sicuramente nelle classifiche di molti alla fine di quest’anno così martoriato. Un disco che è molto più della somma delle sue singole componenti e che mi auguro possa trovare un seguito senza essere relegato a un putrido e divertente contorno.

«Hail Death
Hail Decay
Hail Chaos
Hail Death
»