BLACK FLAME – Necrogenesis: Chants From The Grave
Sono passati ben quattro anni dall’ultima prova in studio dei nostrani Black Flame, che più o meno da Imperivm — uscito nel 2008 per la Forces Of Satan di Infernus dei Gorgoroth — hanno cominciato a darsi più tempo per completare i loro cattivissimi rituali discografici. Necrogenesis: Chants From The Grave segue il percorso fatto di maturazione e limature tecniche intrapreso dal quartetto piemontese, e vede nuovamente coinvolto nella produzione, nel missaggio e nel mastering il buon Federico Pennazzato dei Death SS.
Comincerei col parlare proprio di questi aspetti tecnici, per descrivere l’atmosfera diabolica del sound dei Black Flame nel 2019: meno gonfia e più definita già rispetto al precedente The Origin Of Fire (2011, Avantgarde Music), la muscolatura dei canti dalla tomba pone l’accento sui dettagli, sulla cura che Cardinale Italo e soci ripongono nell’eseguire questi otto brani. Un florilegio di mazzate che non esclude colpi bassi, e che dopo l’intro al profumo di zolfo ci colpisce dritti in faccia con “Atra Mors”, ovvero l’estinzione spiegata bene. “Morbid Worship” fa il paio con “Reverse Chants And Rusty Nails”, e insieme preparano un bagno di sangue che Contessa Báthory spostati, grazie. La musica del gruppo pare aver trovato una quadratura che se non è perfetta poco ci manca, ed è capace di assalti frontali indiscriminati senza comunque perdere in termini di precisione tecnica e cura dei particolari: “The Breath Of The Mud” e “Mater Larvarum” sono esempi virtuosi di questa capacità di scrittura, coniugata a un’esecuzione impeccabile e a una registrazione distinta e puntuale. L’asticella dei Black Flame si è definitivamente spostata su un black-death metal così nero che non se ne vede il fondo, ed è bellissimo scoprire che si può ancora fare musica così cattiva con questo livello di serietà; perché i quarantatré minuti di Necrogenesis non sono semplicemente canonici, sono proprio interessanti.
Un plauso ai ragazzi (e alla Dusktone), che con quest’album aggiungono un nuovo capitolo a una carriera senza sbavature, e si consacrano — nel senso più blasfemo del termine — fra i migliori act estremi del panorama italiano.