BLACK INSIDE – Servant Of The Servants | Aristocrazia Webzine

BLACK INSIDE – Servant Of The Servants

 
Gruppo: Black Inside
Titolo: Servant Of The Servants
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Servant Of The Servants
  2. Crossing The Desert
  3. Another Me
  4. Getsemani Suite
  5. Tears Of Rain
  6. Zombies Train
DURATA: 36:31
 

Nati come una cover band dei Black Sabbath, i Black Inside si sono evoluti in una vera e propria realtà personale; data inoltre l'esperienza di una formazione composta da musicisti nostrani navigati, era giunto il momento di produrre un primo lavoro sotto tale nome. È così che mi trovo fra le mani "Servant Of The Servants".

L'anima rock che prende spunto dalla natura sabbathiana del genere si fonde perfettamente con quella heavy metal di matrice scura e raffinata classica delle lande scandinave, pensate a gente come gli Abstrakt Algebra dell'accoppiata composta da Leif Eidling e Mats Leven quale punto di riferimento ideale. È un disco di stampo vecchia scuola che si assesta perfettamente all'interno di un movimento i cui ranghi vengono rimpolpati di continuo qual è quello del destino.

I Black Inside mostrano i denti stretti negli episodi veloci ma nei quali è presente quella componente che dilata il sound inserita ad hoc, per far respirare il pezzo e poi ripartire accelerando improvvisamente, come avviene in "Another Me" e "Zombies Train". Se si limitassero a fornire una prova esclusivamente mascolina, rimarrebbero però incastrati in una sorta di limbo che attanaglia tante formazioni descritte con il «vorrei ma non posso». La bravura del quintetto — oltre che nello sfoderare arrangiamenti minuziosi e indovinati — risiede invece nel capacità di far confluire una sorta di progressione mai troppo marcata né lucida nella traccia che porta il titolo del disco, posta a coprire lo scomodo ruolo di apertura in maniera rischiosa quanto azzeccata, piazzandole subito dopo la cantilenante "Crossing The Desert" dalle ritmiche più serrate a rendere febbricitante l'atmosfera. Anche la più lunga e meditativa "Getsemani Suite" come "Servant Of The Servants" vede incunearsi nella sua struttura soluzioni di stampo prog, è però maggiormente evocativa e direzionata a esaltare le qualità emotive del gruppo. Discorso diverso invece per le canzoni seguenti: prendono vita infatti frangenti ancor più intimi e delicati scanditi da una soffusa malinconia nelle note di "Tears Of Rain".

Non so cosa si possa pretendere di più da un lavoro simile: sprazzi di classe e di carattere sono presenti e la produzione a cura di Maddalena Bellini (chitarrista dei Nameless Crime) è calzante. La domanda che rimane da farsi è: quando e chi li metterà sotto contratto? Sperando per i Black Inside ci sia una svolta in tal senso in breve tempo, sempre che l'autoproduzione non sia la scelta artistica e professionale che meglio li inquadri e vogliano continuare per questa dura ma odiernamente anche gratificante strada, posso quindi solo fare i miei personali auguri alla band e consigliarvene l'ascolto.