BLACK LAND – Extreme Heavy Psych
Gruppo: | Black Land |
Titolo: | Extreme Heavy Psych |
Anno: | 2010 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Bloodrock Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 55:30 |
La scena doom romana nelle sue varie sfaccettature si sta dimostrando florida più che mai in questo periodo, dopo aver avuto Doomraiser, Void Generator, Black Rainbows e The Foreshadowing è ora il rientro dei Black Land a trovare spazio meritato sul nostro sito. La band si presenta con il nuovo "Extreme Heavy Psych" a distanza di quattro anni dal debutto "Evil Of Mankind", unico intermezzo fra i due lo split dell'anno passato che li vedeva collaborare con i Kill Easter Rabbit.
La formazione è composta da musicisti noti nell'ambiente musicale in cui si muovono, i quattro componenti di per sé sono una più che buona garanzia di qualità, Nicola "Cynar" (batteria), Daniele "Pinna" Amatori (basso), Willer Donadoni (voce e chitarra) e Manuele "Catena" Frau (chitarra) non sono di sicuro nomi nuovi a chi segue il genere.
Il disco prodotto dalla Bloodrock Records già prima d'essere inserito nel lettore, con un solo sguardo alla copertina, vi fornirà una indicativa quanto chiara dichiarazione d'intenti da parte della formazione: anni Settanta, psichedelia, influenze desertiche, un approccio decisamente figlio di Black Sabbath e Pentagram che con il contributo di nipotini illustri come Kyuss, Fu Manchu, Electric Wizard, Cathedral e Saint Vitus ha contribuito a crearne il suono.
Le otto tracce presenti nel lavoro hanno quindi bisogno di essere vissute e ascoltate con un rilassante trasporto, lasciatevi alle spalle i problemi della giornata e date via al corso con la prima "Psych N.1". La canzone — episodio che li rappresentava nello split precedentemente nominato — prende piede sulla lunga distanza, dopo i minuti iniziali strettamente legati alla forma da trip nella quale la psichedelia la fa da padrone muta dando sfogo a uno stoner rock energico.
Se alla base le premesse sembrano essere più che buone, con la successiva "Black Wizard", uno fra i migliori brani del lavoro, verranno confermate virando però su scelte sonore più heavy, i chitarristi hanno piena libertà e la sfruttano irrobustendola con una prova personale, il che non guasta di sicuro. "Life And Death" è un bel pezzo di stoner rock, c'è sempre lo spettro doom ad appesantirlo ancorandolo alle atmosfere scure, cosa che lo ricollega in parte al movimento progressive più tetro degli anni Settanta del maestro Antonio Bartoccetti (Jacula), mentre "Drowning Deeply" non aggiunge nulla invece a ciò che sinora c'ha allietato mantenendosi discretamente su territori già solcati, una traccia discreta e d'assestamento tanto quanto una "R'n'R' Bite" che, come il titolo fa intendere, direziona il tiro in zona rock'n'roll.
È con "Holy Weed Of The Cosmos (The Great Ritual)" che ci si pone all'orecchio un cambio inaspettato. La canzone è uno strumentale a cui le aperture spacey in stile Hawkwind, le percussioni e il gong a sostegno forniscono un animo mistico-tribale, una vera chicca spezza ritmi che ha nella successiva "From The Black To The Rainbow" il proprio controaltare. La suddetta canzone è nettamente più animata e intrisa di una carica psichedelica meno simile al fiore di loto che conduce alla dimenticanza e più a un funghetto di quelli che vi rende vispi e sognatori.
Il disco si chiude con "Victims Of The Cast", la scelta non poteva essere più indovinata, la qualità alta della composizione rimanda direttamente all'altro picco in scaletta: "Black Wizard", un finale in deciso crescendo.
I Black Land sono sulla buona strada per mettere a segno un centro pieno, l'attitudine, il modo di esporsi, una produzione davvero buona e ciò che riescono a trasmettere sono quanto di meglio ci si possa attendere da una compagine del genere. C'è però un punto da curare ed è quello della definizione del suono, bisogna mettersi più in gioco chiamando meno in causa il passato, quel tocco personale che si nota in alcuni frangenti, trovando un suo spessore costante, permette loro di distaccarsi dalle scelte canoniche usate abitualmente e potrebbe favorirne una definitiva consacrazione ad alti livelli.
Per ora non posso far altro che consigliare l'acquisto di "Extreme Heavy Psych" a conferma che il panorama italiano sta vivendo un periodo di florida creatività e i Black Land fanno sicuramente parte di quest'ondata che ci tiene incollati allo stereo. Che si dia il via alle danze!