BLO.TORCH – Blo.Torch
I Blo.Torch furono una delle tante formazioni poco considerate in un periodo di transizione per il mondo metal. La band olandese nacque nel 1996, eppure diede alla luce il suo primo ed eponimo lavoro nel 1999 per Wicked World Records (sotto-etichetta non più esistente della Earache, che in quegli anni propose capolavori come i debutti di Decapitated e Hate Eternal), chiudendo la propria breve carriera con l'uscita del secondo album "Volatile", autoprodotto nel 2004.
Scrivo della formazione in cui al tempo militava Marvin Vriesde, che attualmente dovrebbe ancora essere uno dei due chitarristi dei Severe Torture, formazione che partorì un album di death-thrash metal fortemente influenzato dalla corrente svedese. Sin dalle note iniziali è infatti impossibile non notare rimandi a realtà classiche come At The Gates, Dark Tranquillity e In Flames, quanto successive quali Arch Enemy e Sacrilege (poi Sacrilege GBG). Sruttando il groove e la voce pulita particolarmente fruibile (si veda la prestazione dietro al microfono di Michel De Wilde in "King Of Karnage") in voga proprio a partire da quegli anni — pensate a "Projector", "Colony" o per rimanere in ambito Wicked World Records alla produzione d'esordio dei mai troppo considerati Gandalf finlandesi — i Blo.Torch riuscivano comunque a mantenere intatta una discreta dose dell'aggressività caratteristica del genere, che ai tempi non si era ancora del tutto corrotto, non avendo ceduto alle tentazioni compositive che avrebbero modellato la seguente generazione di realtà dedita alla variante «-core» dal ritornello pop sin troppo facilone, inserito in un contesto death metal melodico praticamente snaturato e spesso imbruttito all'inverosimile.
"Blo.Torch" non è un disco miracoloso e confrontato con molte delle produzioni di quell'anno, a esempio "Burning Bridge", ne esce con le ossa rotte. Mettendo però da parte paragoni qualitativamente impossibili e dando un po' di credito a pezzi come il già citato "King Of Karnage", "Inkblack Sky", "Panzerstorm", "Quatrain" e "Seem To Be The Enemy", lo si potrebbe tranquillamente definire di media — se non buona — fattura; il classico operato di manovalanza il cui ascolto non dovrebbe dispiacere agli appassionati.