BLOOD OF SEKLUSION – Caustic Deathpath To Hell
Gruppo: | Blood Of Seklusion |
Titolo: | Caustic Deathpath To Hell |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Sevared Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
|
|
DURATA: | 48:40 |
I Blood Of Seklusion arrivano da Modena, sono in tre e — se non fosse stato per il suggerimento di un amico – qui ad Aristocrazia ce li saremmo persi per strada. E perdersi un disco come "Caustic Deathpath To Hell", lo dico col cuore, sarebbe stato un gran peccato. Magari non è l'album che ti cambia la vita, ma certamente è quello che ti raddrizza la giornata: disponibile da ormai un anno, consta di poco meno di cinquanta minuti (sì, è un po' lungo) di death metal duro e puro, concepito, suonato, cantato, registrato (in tre diversi studi, però sempre nella nostra pianura), prodotto e sbattuto in faccia all'ascoltatore senza deviazioni.
Già dall'intro, che in realtà più che un'intro è un vero e proprio brano strumentale, si capiscono le intenzioni del trio: far sanguinare le orecchie allo sventurato metallaro che si imbatterà in questa prima, corposa fatica sulla lunga distanza. I mezzi tecnici ci sono tutti: il basso "grosso così" di Alberto Dettori, il riffing 101% europeo di Daniele Lupidi (anche autore dell'ottima grafica a corredo del lavoro) e la batteria variegata e sempre precisa di Marcello Malagoli. Alla "ricetta del trio" ormai più che collaudata si aggiunge poi la particolarità, ossia il fatto che tutti e tre i membri cantano, donando alle parti vocali di "Caustic Deathpath To Hell" la giusta sfumatura di varietà, nonostante il growl sia l'unico stile di espressione.I territori entro cui si muovono i modenesi sono a loro volta piuttosto diversificati, senza tuttavia mai uscire dal seminato: c'è qualche rimando death'n'roll con annesso tupa-tupa ("The Darkest Of The Graves"), c'è il riffing monolitico corredato da un blast-beat indefesso ("Freezing In Fire"), c'è l'episodio più oscuro e svedese ("The Riding End"). Insomma, c'è un'ottima summa di ciò che il death metal anni '90 ha regalato un po' in tutta Europa: Grave (soprattutto), Merciless, Dismember, primi Entombed, primi Hypocrisy, ma anche Fester, Fleshcrawl, Vader e chi più ne ha più ne metta. Tutto prodotto professionalmente, ma senza mai esagerare nella pulizia: il giusto connubio di suoni caldi e pieni e grezzume sonoro.
Come accennavo in apertura, l'unico lieve difetto di cui l'album soffre è l'eccessiva durata: cinquanta minuti di metallo-della-morte-senza-compromessi possono rivelarsi sfiancanti, tuttavia i Nostri sono davvero bravi a rendere i pezzi accattivanti nella loro omogeneità, e questo dettaglio finisce per avere un'influenza davvero minima sul risultato finale.
Se tutto questo non riesce a stimolare il vostro desiderio di acquisto, poco potrà farlo. Ancora una volta, un segno di benessere e di vitalità dall'underground estremo italiano, che negli ultimi anni regala realtà di valore con insospettabile regolarità. Godiamone appieno finché dura.