BODY COUNT – Bloodlust
Ice-T è una leggenda vivente dello star system statunitense, la cui storia è emblematica del rinomato sogno americano. Approdato a South Central Los Angeles dopo aver perso entrambi i genitori in tenera età, ha vissuto in prima persona la vita di strada e il mondo della criminalità, trovando una via espressiva, il riscatto e la fama prima nel rap, come precursore del panorama gangsta durante gli Anni ’80, poi come attore del grande e piccolo schermo (detective Odafin “Fin” Tutuola vi dice niente?).
Il rapporto con la musica di Tracy Lauren Marrow (questo il suo nome all’anagrafe) non si è però limitato al solo mondo dell’hip hop, al contrario, a partire dal 1990 si è dedicato alle sonorità hardcore-metal coi Body Count insieme all’amico di sempre Ernie C., toccando quota sei album nel 2017 in occasione di Bloodlust. Tutto ciò nonostante il boicottaggio subìto dai media e dai politici (addirittura il presidente George H. W. Bush) per la controversa “Cop Killer” e la morte di due differenti compagni d’avventura.
Century Media ha deciso quest’anno di ristampare il disco in versione deluxe, racchiuso ora in un cofanetto, con annessi portachiavi, toppa e una manciata di bonus dedicati al pubblico europeo. Come ci racconta Ice-T in un intermezzo, i Body Count fondono le sue tre band preferite dentro un progetto che possiamo definire crossover: il senso di calamità imminente dei Black Sabbath, la sensibilità punk dei Suicidal Tendencies e la velocità e la precisione degli Slayer (omaggiati con un medley). Il risultato che ne deriva è potente, quadrato, sparato dritto addosso ma con un flow narrativo tipico del rap e ritornelli sempre incisivi.
“Civil War”, in cui troviamo Dave Mustaine come primo ospite, ci annuncia immediatamente che siamo in situazione di emergenza e la legge marziale non risparmierà nessuno. Bloodlust infatti è un disco duro, senza mezze misure, che sbatte in faccia la triste realtà di tutti i giorni, raccontata dal punto di vista di chi l’ha vissuta in prima persona. Odio, sete di vendetta e perdita della speranza sono i sentimenti che soffocano ogni flebile fiammella di pace e serenità. La violenza contro i più deboli e gli emarginati è un tema costante, così se da un lato “Black Hoodie” ci parla di ragazzi innocenti massacrati dalla polizia a causa di un cappuccio, dall’altro “No Lives Matter” ci ricorda che il divide et impera è il mezzo utilizzato da ricchi e potenti per rendere inoffensive le battaglie adottate da singole e ristrette cerchie di cittadini (afroamericani, gay, donne), che dovrebbero coalizzarsi per ottenere risultati. La conseguenza di queste discriminazioni sociali e razziali si riflette poi nella scelta di intraprendere la via della criminalità (“The Ski Mask Wai”), nella legge del taglione che perpetua la scia di sangue nelle strade (“This Is Why We Ride”) e in disagi psichici assortiti (“Walk With Me…”).
Rispetto alle origini dei Body Count, in cui potevamo parlare di vero rap-metal/rock, con la parte strumentale a fare da mero accompagnamento (base) alle rime indiavolate di Ice-T e a valanghe di intermezzi tipici di un disco hip hop, la seconda parte di carriera del gruppo è caratterizzata da suoni professionali, una rocciosa attitudine metal e una struttura dei pezzi che rientra nella forma canzone tradizionale, consentendo così alla voce di trovare un maggiore equilibrio con chitarra, basso e batteria e all’ascoltatore di godere di un flusso più omogeneo di musica.
Lo status di popolarità raggiunto da Ice-T e soci è ormai tale da consentir loro di coinvolgere ospiti celeberrimi come Dave Mustaine, Max Cavalera, Randy Blythe con contributi incisivi, senza dimenticare la presenza della collega poliziotta Kelli Giddish nel video di “All Love Is Lost”, uno dei tanti realizzati per il disco.
Sul fronte delle tracce bonus, che portano la scaletta a scollinare quota sessanta minuti dai quaranta originari, va segnalata infine la chicca rappresentata da “Cop Killer” in versione live all’Hellfest, un pezzo che non viene più incluso nelle stampe di Body Count per la ragioni già citate, mentre “Extreme Discipline” e “Blood Sport” sono coerenti con il resto della scaletta senza far gridare al miracolo.
Incurante dell’età e dei numerosi impegni, Ice-T continua a portare i Body Count in giro per il mondo insieme al figlio Little Ice (questa estate è passato anche a Wacken), mentre si prepara al nuovo album Carnivore.