BORGNE – Temps Morts
È giunto il momento, come quasi ogni anno da un po’ di tempo a questa parte, di affrontare un nuovo album degli svizzeri Borgne. La vena creativa di Bornyhake e Lady Kaos sembra essere inesauribile: inossidabili nel loro industrial black metal senza mezzi termini, Temps Morts è il loro decimo album, ad appena un anno da Y e tre da [∞], e porta avanti il sodalizio con la francese LADLO.
Affrontare non è un termine scelto a caso, perché ancora una volta il duo si ripresenta al mondo con un disco ostico, lungo ben 73 minuti e che già dalla copertina lascia presagire il suo mood post-apocalittico. Gli anni Novanta aleggiano minacciosi su Temps Morts, con i Nostri che non hanno paura di lasciare il black metal in un angolino a favore di pezzi quasi puramente industrial in stile Nine Inch Nails e Ministry: la commistione delle due anime del progetto e la prevalenza dell’una sull’altra in determinati momenti sono ben chiare già dalle prime due tracce, la marziale “To Cut The Flesh And Feel Nothing But Stillness” — che di black ha solo la voce — e “The Swords Of The Headless Angels”, con una classicissima drum machine implacabile e campionamenti metall(urg)ici.
L’apporto di Lady Kaos, entrata in formazione nel 2017 e in forze anche nelle Asagraum dal vivo, risulta indispensabile ai Borgne, che senza le tastiere a creare atmosfere grandiose e decadenti avrebbero un impatto decisamente meno convincente: non solo quando fanno da contorno alle sezioni più spaccaossa, ma anche e soprattutto quando il duo alza il piede dall’acceleratore e permette alle canzoni di respirare, dando un importante contributo in più anche in termini di varietà e accessibilità vista la lunga durata; il pezzo totalmente acustico a metà scaletta, “I Drown My Eyes Into The Broken Mirror”, fa da spartiacque e funziona benissimo a questo proposito.
Temps Morts riesce anche a essere catchy a suo modo, con certi passaggi che mi azzarderei a definire quasi à la Rammstein, ma oltre a questo c’è proprio un senso della melodia piuttosto spiccato considerando il contesto a metà tra i Mysticum senza la tamarraggine for the sake of tamarraggine e gli Aborym.
Disco dopo disco, ogni volta mi sorprende un po’ come il nome dei Borgne non sia sulla bocca di più gente, considerando la qualità che gli svizzeri riescono a mantenere da tempo e la loro più che ventennale carriera. Belle canzoni, bei titoli, soglia dell’attenzione che non cala nonostante la durata: Temps Morts promosso a pieni voti.