BRETUS – In Onirica
Gruppo: | Bretus |
Titolo: | In Onirica |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Italia |
Etichetta: | Arx Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 39:10 |
Ho avuto modo di apprezzare e condividere il mio apprezzamento per la formazione calabrese dei Bretus già in passato e anche in questa sede, i più attenti ricorderanno infatti la recensione dell'ep "Bretus", pubblicata nel 2010. Ero quindi in attesa di buone nuove e "In Onirica" è ciò che aspettavo di più: il debutto in formato di lunga durata. Dopo essersi accasata sotto la Arx Productions, etichetta ucraina dell'attento Alex, la band ha avuto modo di dare maggiore spinta all'uscita di un album che era già pronto per essere immesso all'interno di una scena doom sempre più ricca ed esaltante.
Vi ricordate i nomi accostati al suono del gruppo in passato? No? Bene, allora ripartiamo da lì: Black Sabbath, Saint Vitus e Goatsnake, ai quali potreste ovviamente affiancarne altri noti come Down, Candlemass e Orange Goblin. In poche parole un orgasmo composto di pressione, profondità ed epicità doom, di asprezza sludge ed eleganza blues, perché è impossibile non tirare in ballo la paternità di quella decade settantiana magica e illuminante come nessun'altra.
Partendo da questo presupposto, comprenderete come l'album non possegga una sola anima dominante, bensì sia un contrastarsi fra atmosfere classiche e altre orientate a calcare la mano sulle correnti sviluppate nel periodo anni Novanta, per fare da collante nei pezzi. Prendete a esempio le due canzoni poste in apertura: "Insomnia" è un perfetto connubio di maestosità heavy e pesantezza lisergica sludge, mentre "The Dawn Bleeds" mostra la venatura blues maggiormente accentuata. Entrambe sono lì pronte a dirvi: «cosa stavate attendendo, se non questo?». La composizione si arricchisce poi di carisma groove in "Down In The Hollow", ma dove c'è la botta c'è anche la carezza, e infatti nella stessa traccia viene fuori la più classica delle divagazioni psichedeliche a rendere più drogaticcio l'incedere.
Il viaggio intrapreso però non si conclude qui, dato che i Bretus decidono di apportare una riduzione dell'intossicazione di ottani psichedelici con "Leave Of Grass" (il pezzo più breve del lavoro con i suoi due minuti e poco più di durata), sfruttando una combinazione acustico-elettrica che manda letteralmente il cervello in pappa. Cosa accadrà dopo? Il seguito è solo un'estensione di ciò che era il prima: si torna sui propri passi, lasciando che sia il blues a infettare la barcollante "Escape", piantando poi saldamente in terra colonne di cemento epico con "Forest Of Pain" e concludendo degnamente con la stella in esplosione denominata "The Black Sleep", canzone che racchiude in sé tutte le correnti stilistiche coinvolte nella realizzazione del disco, avvalendosi di una mole atmosferica esagerata, grazie all'ottimo supporto garantito dai sintetizzatori.
"In Onirica" non ha una nota fuori posto, gli ingranaggi girano perfetti e all'unisono, gli assoli, i ritornelli, la prestazione vocale… non vi è davvero nulla al quale poter muovere una critica. I Bretus hanno prodotto piccolo capolavoro «made in Italy» e il lavoro svolto in sede di produzione da Gianluca Molè presso i Soundfarm Studio lo valorizza in pieno. L'acquisto di un disco simile è immancabile, se poi siete fra i tanti che dicono — o millantano — di supportare la scena nostrana, non avrete proprio scuse e dovrete farlo vostro. In caso contrari,o le troppe parole recitate a mo' di preghiera risulteranno similari a quelle di tanti «popular» sostenitori che vivono di discografie scaricate e questo non è decisamente accettabile!