BURIED SIDE – Heading To The Light
Vi capita mai di avere mal di testa dopo aver ascoltato un disco? Di non avere idea se elogiarlo o lanciarlo dalla finestra? Al sottoscritto è capitato con "Heading To The Light" degli svizzeri Buried Side. Il quintetto di Neuchâtel suona un deathcore progressivo mischiato con il djent: detta così è già tutto un programma e non sai cosa aspettarti, forse Carnifex vs Fallujah vs Meshuggah vs Textures? Tutt'altro…
La formazione è tecnicamente preparata, la prestazione dei chitarristi Gaetan Tellenbach e Quentin Seewer muta costantemente i toni, serrando i ranghi per poi aprirsi all'ingresso di soluzioni melodiche e a dir poco sdolcinate, discretamente elaborate e a volte ricollegabili ai neoclassicismi esposti da Romeo nei Symphony X o dal folletto Malmsteen. Purtroppo per loro, eccedono nella ripetizione dello schema che prevede riff veloci, breakdown, pausa dedita al romanticismo, all'intarsio arabesco o addirittura alla sola piega atmosferica che azzera la pressione delle asce, proseguendo per un sentiero stratificato di malinconia statica ("Out Of Times") e rendendo così l'album tutt'altro che interessante.
Ripetitività, poca lucidità, se volete chiamatela noia: la sensazione di tedio persiste costantemente, vuoi per la prestazione vocale urlata, suinata e growlata ma che non arriva da nessuna parte di Ian Girod, vuoi per la pochezza di una composizione che non accenna a fuoriuscire dal proprio orticello, limitandosi a impastare e re-impastare le proprie varie parti nel tentativo di animarsi (nemmeno l'inserimento di campionamenti fa la differenza). Il momento in cui il batterista Baptiste Maier si decide a picchiare con insistenza in "Burning Star" diviene perciò davvero piacevole, come a volermi svegliare dal torpore che sino a quell'attimo mi aveva accolto. Eppure l'incontro con il singolo "Ways Of Transfiguration" non aveva lasciato ricordi così negativi e impietosi, tuttavia anch'esso — ingurgitato dal contesto — risulta essere meno gradevole di quanto ricordassi.
Ho faticato moltissimo per arrivare in fondo a "Heading To The Light" e mi è toccato interrompere in più occasioni l'ascolto, perché non sono mai riuscito a digerirlo integralmente. Questo disco troverà sicuramente un proprio pubblico, del quale ovviamente non faccio parte, di conseguenza è relegato esclusivamente all'orecchio di chi si ciba abitualmente di uscite similari.