BURN DOWN EDEN – Ruins Of Oblivion | Aristocrazia Webzine

BURN DOWN EDEN – Ruins Of Oblivion

 
Gruppo: Burn Down Eden
Titolo: Ruins Of Oblivion
Anno: 2016
Provenienza: Germania
Etichetta: Sliptrick Records
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TRACKLIST

  1. Serpent's Deception
  2. Omnivorous
  3. Whirlwind Purification
  4. Kronossphere
  5. Artificial Exitus
  6. Sons Of Isengrim
  7. Pandemonic Overture
  8. I, Dooms Visage
  9. Nebula
  10. Cosmogyral Miscarriage 
DURATA: 32:23
 

Dieci pezzi di melodic death metal aggressivo e striato qua e là di elementi più tecnici sono il contenuto di "Ruins Of Oblivion", disco d'esordio dei tedeschi Burn Down Eden. Un inizio col botto? Direi di sì.

In praticamente poco più di mezz'ora la band offre un'ottima prestazione fatta di energetica violenza e velocità, già a partire dalla traccia numero uno, "Serpent's Deception", la quale offre una buona presentazione di ciò che sarà l'album nella sua interezza. Ciascuno dei musicisti dà prova in maniera efficace e incisiva delle proprie capacità, lasciando intendere che sentiremo parlare di questi ragazzi e delle loro doti anche in futuro.

"Whirlwind Purification" ci regala accordi in tinte più oscure; davvero belli d'altro canto i passaggi di chitarra in "Kronossphere" e "Artificial Exitus" (la più completa a livello compositivo), chitarra che si porrà come protagonista assoluta in "Sons Of Isengrim".

La parte vocale è sempre brutale e intensissima, in particolar modo nel brano numero sette, "Pandemonic Overture", dotato tra l'altro di un azzeccatissimo stacco di chitarra con relativo riuscitissimo assolo, e nel successivo "I, Dooms Visage", in cui i Burn Down Eden alternano una prima parte più pesante e aggressiva a un finale fatto di suoni che si rincorrono e armonizzano tra loro, creando un vortice ipnotico di melodia.

Con "Nebula", ovvero poco più di un rilassato minuto di chiare influenze provenienti dagli At The Gates (avete presente "Into The Dead Sky"?) mescolate a suoni più vagamente ispanici, abbiamo il preludio alla mazzata finale, "Cosmogyral Miscarriage", in cui si ritorna alla brutalità che ormai possiamo dire di conoscere abbastanza bene. Appena "Ruins Of Oblivion" finisce, la sensazione che resta è quella di aver assistito a un concerto dal quale si è sprigionata un'energia inaudita, tale da lasciarci storditi e senza fiato.

L'ho detto e lo ripeto, sono sicura che la fama e la fortuna dei Burn Down Eden non faranno che crescere. "Ruins Of Oblivion" unisce violenza e brutalità a passaggi e scale decisamente più tecnici e sofisticati. In parole povere, abbiamo fra le mani il frutto della fatica e della passione un gruppo di giovani di talento che per nessun motivo va perso d'occhio. Poi non dite che non vi avevamo avvertito.