CATACOMBES – Des Glaires Et Des Briques
Con i Catacombes di Le Démoniaque ci eravamo lasciati nel 2017: si trattava ancora di una one-man band, con il quartier generale in Francia e al debutto con Le Démoniaque, appunto. Un anno dopo è uscito l’EP Accueille Le Diable e la formazione si è allargata con La Damnée al basso e Le Vilain alla batteria e a un certo punto il gruppo si è spostato da Nantes a Montréal, nel Québec. L’aria canadese deve aver fatto bene al gruppo e al loro secondo album, Des Glaires Et Des Briques, uscito per la transilvana Sun & Moon Records.
Una bottiglia di vino e un coltello/cavatappi in copertina presentano così un disco votato a un black metal molto terreno, che parla di violenza, morti ammazzati, alcolismo e prostitute. L’influsso del Québec si sente molto in questi “nuovi” Catacombes, che fanno collimare uno stile malinconico, medievale ma non proprio, con la tipica melodia e le cavalcate gloriose dei loro ormai conterranei. Des Glaires Et Des Briques, che tradotto dovrebbe essere qualcosa tipo “del muco e dei mattoni”, è volutamente grezzo e ben composto, ricco di soluzioni che donano un po’ di personalità che forse mancava nel debutto.
Il trio si destreggia bene in vari contesti: il métal noir québécois fa spesso capolino, come nella title track o in “Ma Rue”, perfettamente bilanciato da pezzi più lenti — un ipotetico sottofondo per ubriaconi in taverna — come “La Brume”. Molto interessante anche il piglio folk e danzereccio che emerge qua e là — il tupa-tupa a circa metà di “Face À Godasses”, per dire — che aggiunge brio e varietà al tutto.
L’aggiunta di due sodali a Le Démoniaque ha giovato ai Catacombes, che pur rimanendo entro coordinate stilistiche assolutamente ortodosse hanno concepito un disco che non stanca, assolutamente godibile e della durata ideale, appena sotto i quaranta minuti. I seguaci del metallo nero in generale e quebecchese in particolare apprezzeranno.