CELESTE – Assassine(s)
Il primo mese del 2022 è terminato e già gli appassionati di musica, underground e non, iniziano ad arrancare dietro le nuove uscite mentre cercano disperatamente di recuperare dischi usciti uno, due, cinque anni fa. Come ogni anno è una lotta impari, le giornate continuano ad avere solo 24 ore ma noi cerchiamo di essere sconfitti con dignità, annaspando tra tutta la roba di qualità che è stata preannunciata per i prossimi undici mesi e cercando di non farcene sommergere.
Cerchiamo, tanto per cominciare, di mettere le mani su uno dei dischi da me personalmente più attesi del 2022, nonché prima pubblicazione su una major del calibro di Nuclear Blast dopo cinque album usciti per la tedesca Denovali Records. I francesi sanno il fatto loro quando si tratta di sludge e post-metal e i Celeste non sono da meno, come Assassine(s) dimostra ampiamente già dai primissimi brani. Una menzione particolare va fatta innanzitutto alla copertina: la band ha sempre dimostrato un particolare interesse per la fotografia e stavolta l’immagine scelta è frutto di una collaborazione con la fotografa Mira Nedyalkova. Se le sensazioni che ti suscita sono ansia e disagio [cit.], come se qualcosa di puro e delicato stesse venendo brutalmente violato, sappi che non sei l’unico. Sappi anche però che la modella è maggiorenne, come gli stessi Celeste hanno specificato tra i commenti a un loro post Facebook, in risposta a un fan forse giusto un pelo preoccupato.
L’interesse per la parte visiva della musica traspare anche dal dinamismo dei video che accompagnano quattro dei brani di Assassine(s), fra cui “Elle Se Répète Froidement” e “Le Cœur Noir Charbon” (che potresti trovare particolarmente disturbante), ricchi di dinamismo, nonché violenza e delicatezza che in qualche modo riescono a coesistere e a mettersi reciprocamente in luce. Del resto, i Celeste hanno sempre giocato con i contrasti, a partire banalmente dall’aver scelto il francese, la lingua universalmente associata al romanticismo e all’amore, per urlare senza ritegno. La compresenza di bianco e nero, melodia e caos, è probabilmente una delle caratteristiche che li contraddistingue di più, quella che ce li fa amare, che mi ha fatto attendere il disco con entusiasmo.
Assassine(s) è un’opera obiettivamente enorme, una mina che fornisce più chiavi di lettura e se la si ascolta soltanto una volta si rischia di grattare appena la superficie di tutto ciò che ha da dire. A livello strumentale sovrappone e interseca ben più di una struttura, incastrando continuamente melodie dalla spesso palese intenzione doom (“Elle Se Répète Froidement”) e ritmi che più volte sono stati paragonati a quelli dei conterranei Gojira (l’intro, e non solo quella, di “Il A Tant Rêvé D’Elles”), il che non sorprende se pensiamo che Assassine(s) e molti lavori dei Gojira hanno in comune Chris Edrich come produttore. I calci in faccia cominciano immediatamente con “Des Torrents De Coups”, singolo che ha anticipato l’album, e man mano che si prosegue ci immergiamo inesorabilmente in un mondo di luci e ombre, di passaggi hardcore come in “De Tes Yeux Bleus Perlés” e accordi dal sapore più black atmosferico, come emerge invece in “Nonchalantes De Beauté”. Menzione d’onore infine per la strumentale “(A)”, che trasuda disperazione e malessere da ogni nota senza la necessità di urlare alcunché.
Probabilmente Assassine(s) è meno diretto e incazzato del suo predecessore Infidele(s), o meglio: è incazzato sì, ma in modo molto diverso; i momenti black metal, ad esempio, sono leggermente più frequenti. Questa non è che una scusa, che in fin dei conti nemmeno serviva, per tornare ad ascoltarlo fino ad assimilarlo del tutto. Le possibilità che tu lo riveda nei listoni di fine anno sono altissime, per cui se vuoi restare sul pezzo comincia a darci quei tre o quattro ascolti di ricognizione.