Cepheide - Les Échappées | Aristocrazia Webzine

CEPHEIDE – Les Échappées

Gruppo: Cepheide
Titolo: Les Échappées
Anno: 2021
Provenienza: Francia
Etichetta: Les Acteurs De L’Ombre Productions
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TRACKLIST

  1. Le Sang
  2. L’Oubli
  3. L’Ivresse
  4. Les Larmes
  5. Les Cris
  6. La Nausée
DURATA: 42:50

Il connubio tra i francesi e il black metal sui generis non passa mai di moda, così come tra il black metal sui generis e l’affidabilissima LADLO. Una delle ultime uscite dell’etichetta d’Oltralpe arriva proprio dalla capitale, nella persona di Joseph Apsarah (pseudonimo di Gaetan Juif) e del suo progetto Cepheide, già approdato su questi lidi con il valido split insieme ai connazionali Time Lurker e che è giunto al secondo album Les Échappées sul finire del 2021. A quattro anni dal primo disco Saudade, la formazione del gruppo si è ridotta sempre più, fino al momento in cui Gaetan ha appunto deciso di tagliare i ponti con i suoi collaboratori e diventare unico artefice del proprio destino creativo.

Se dovessi scegliere degli ingredienti per la ricetta di questa opera, direi spazio siderale, atmosfere a go-go, toni da colonna sonora e David Lynch. Un’innegabile perizia compositiva fa sì che le otto tracce di Les Échappées splendano ciascuna di luce propria, ricche di personalità e ben distinguibili in un genere che rischia spesso di risultare troppo simile a se stesso come il black atmosferico. Un disco trasversale per certi versi, che viaggia da e verso punti diametralmente opposti della mente di Apsarah, creando così contrasti di ogni tipo.

“Le Sang” e “L’Oubli” (il sangue e l’oblio) aprono le danze senza troppi giri di parole: niente di nuovo sotto al nerissimo sole dei Cepheide, ma un black ricco di sfumature, urla strazianti e melodie marcatissime che rimandano al blackgaze della miglior fattura, oltre a strutture articolate che funzionano bene grazie ai numerosi cambi di tempo. “L’Ivresse” (l’ubriachezza) sconvolge e disorienta tenendo fede al proprio titolo: un continuo oscillare tra suoni lontani e melodie stranianti, che ben starebbero in qualche scena onirica del succitato Lynch prima di esplodere nella seconda — altrettanto storta — metà.

Si procede così, con un occhio alla chiesa e uno al campanile, per le successive tre tracce del lavoro. Un continuo contrasto tra il black serrato, glaciale e disperato (“Les Cris”) e attimi quasi solari e spensierati (“Les Larmes”) fino alla conclusiva “La Nausée” — forse un riferimento a Sartre, forse no, ma qualcosa di storto ce l’aveva pure lui — che chiude egregiamente l’ottimo secondo disco dei Cepheide, eclettico al punto giusto e decisamente appetibile per chi il proprio metallo lo esige nero e strano.