CLOSET DISCO QUEEN & THE FLYING RACLETTE – Omelette Du Fromage
Cari Luc Hess e Jona Nido o — se preferite — cari Closet Disco Queen, tra tutti i vari musicisti con cui avreste potuto collaborare avete scelto proprio un duo chiamato The Flying Raclette; già per questo mi state simpatici. Unendo le vostre vulcaniche menti, avete deciso di battezzare il vostro disco Omelette Du Fromage, citando un vecchio episodio di quel cartone pazzo e sgangherato che era Il Laboratorio Di Dexter: benissimo, vi siete assicurati la mia totale attenzione.
Basta questa premessa per dire che Omelette Du Fromage si presenta nella maniera più spumeggiante possibile, accompagnato anche da un avvincente giochino online in cui si interpreta una forma di formaggio che deve collezionare cipolle, cercando di guardarsi le spalle da temibili tacchini e cetrioli sott’aceto: da provare, con l’avvertenza che crea assuefazione.
L’album, interamente strumentale, vuol essere un misto tra noise, psichedelia, prog, un pizzico di punk e follia a palate. Il fantomatico pelo nell’uovo, a dire il vero, è rappresentato dai brani in apertura: “Melolo – Aromatomat” e “Glutentag”. Nonostante i titoli scelti siano estremamente curiosi, a mio avviso suonano leggermente insipidi e ripetitivi, mentre sarebbe stato interessante se i Closet Disco Queen e i colleghi dei The Flying Raclette avessero rifilato fin da subito delle padellate di follia a chiunque scelga di assaggiare la loro fantomatica omelette.
La volontà di uscire dagli schemi che i quattro musicisti intendono farci assaporare diventa facilmente constatabile quando si arriva a metà di Omelette Du Fromage: “Goussepaille”, diretta sulle strade arroventate del southern rock, apre le danze a momenti interessanti e coinvolgenti che fanno scattare istantaneamente la voglia di tenere il tempo con qualsiasi utensile si abbia a disposizione. Poi devo citare anche le sfrigolanti “Spartacuisse” e “Flugantaj Raketoj”, due tracce noiseggianti e saporite che, a loro volta, introducono la suite “Gigadodane”: dodici minuti che strizzano più di un occhio al prog e ci garantiscono un viaggio psichedelico fra cipolle volanti e formaggio che cola.
Tirando le somme, Omelette Du Fromage ha disatteso solo in parte le aspettative di pazzia e voli pindarici destate dal suo artwork, il che conferma come giudicare un libro dalla copertina non sia sempre una buona idea. Nonostante questo, risulta comunque un disco godibile, senza eccessive pretese e con la giusta inclinazione a non prendersi troppo sul serio. Gustoso.