COLARIS – Renewal | Aristocrazia Webzine

COLARIS – Renewal

 
Gruppo: Colaris
Titolo:  Renewal
Anno: 2012
Provenienza:  Germania
Etichetta: WOOAAARGH
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TRACKLIST

  1. Framed
  2. Unveiled
  3. Reveal
  4. The Cave
  5. Trail
  6. Aspire
  7. Focus Shift
  8. The Way Of Origin
DURATA: 51:42
 

Io ho tentato. Ce l'ho messa tutta. Ci ho provato, riprovato e provato di nuovo. Quando mi dicevano "il post-rock è morto, ha rotto le palle, non ha più niente da dire" e tutte queste cose, mi rendevo conto che, a livello puramente musicale e compositivo, probabilmente era vero. Il trio tedesco, anzi, vive di rendita: ancora God Is An Astronaut, ancora Explosions In The Sky, ancora brani da sei, sette, otto minuti solo strumentali, con aperture atmosferiche e cavalcate "chitarrose". Questa volta con un'indole un po' più heavy, un tiro più alto e qualche accelerazione aggiuntiva, ma il succo non cambia. E io non riesco a non farmelo piacere.

Ogni apertura atmosferica, ogni campionatura (in cui la derivazione GIAA è dichiarata esplicitamente con tanto di insegna luminosa), ogni cosa è a suo posto, esattamente dove dovrebbe essere per rientrare nei canoni del genere. Ora, siccome i dischi black metal davvero innovativi dell'ultimo biennio si contano sulle dita di una mano, idem per qualsiasi altro sottogenere (indie rock e pop "alternativo" inclusi, beninteso), per quale motivo il pubblico non dovrebbe apprezzare un buon disco post-rock, solo perchè "il post-rock ha esaurito le cose nuove da dire"? Perchè non possiamo semplicemente apprezzare un buon lavoro, quando ce lo troviamo davanti, senza rompere i coglioni? "Renewal" è un buon, ma che dico, un Signor disco di genere, e in quanto tale va considerato e apprezzato.

Ho parlato pochissimo della musica di questo album di debutto (prima, solo un EP, "The Disclosure", in download libero su Bandcamp), lo so, cionondimeno se avete confidenza con i nomi di cui sopra, non serve sapere altro. Julian Steinbach (batteria), Philip Roeder (basso) e Jessie Schmidt (chitarra e "suoni") hanno confezionato un lavoro che è già maturo, è già pronto per essere colto e gustato, ed è un'istantanea del post-rock duro e puro, anni '00, che non ha bisogno di presentazioni né spiegazioni, cui sono addirittura riusciti ad aggiungere un pizzico di personalità con quelle accelerazioni e quei momenti di riffing granitico e inguaribilmente metal. Non esiste bello, non esiste brutto, esiste solo un'ennesima, emozionante scorribanda musicale, come tante ne abbiamo già sentite, e di cui non si è mai sazi.