CORPUS CHRISTII – The Bitter End Of Old
I Corpus Christii sono una delle realtà più rappresentative della scena black metal lusitana post-2000, e questo The Bitter End Of Old uscito per Immortal Frost è il loro nono album in quasi ventiquattro anni di attività. Rispetto a cinque anni fa, e cioè a quando usciva il precedente Delusion, non ci sono stati cambi di line-up, che si riconferma un duo formato da Nocturnus Horrendus (voce e strumenti vari) e J. Goat (chitarra e basso).
Neppure l’impostazione musicale è cambiata troppo: il black metal dei Corpus Christii infatti è rimasta una miscela equilibrata di melodia, sfuriate maligne e mid-tempo incazzosi. Un dinamismo che ha mantenuto la ricetta dei portoghesi sorprendentemente fresca, un evergreen, in pratica.
Scavallata “Amargura”, intro abbastanza superflua, con “The Predominance” Nocturnus e socio iniziano a menare come disperati ma anche a giocare col succitato dinamismo, alternando il consueto blast beat a stacchi tribali con quel non so che di Europa meridionale. La successiva “Unearthly Forgotten Memory” sembra, al contrario, un po’ la fiera dell’old school: una vecchia scuola ben eseguita, intendiamoci, ma che resta comunque un momento fiacco nell’economia di un disco che macina e trita soprattutto ai suoi estremi.
L’ultimo quarto d’ora, per dire, da “To The End, To The Void” in giù, è da manuale anti-noia tanto per la bontà della scrittura, quanto per il repertorio vocale sciorinato da Nocturnus Horrendus, poco ortodosso ma sempre sanguigno ed efficace.
A dispetto del genere The Bitter End Of Old registra più luci che ombre, e per i Corpus Christi segna un ottimo ritorno dopo diversi anni di assenza. Molto bene la produzione, che rende piena giustizia sia al lavoro tecnico che alla passione con cui i portoghesi mettono in saccoccia un altro bel dischetto; altrettanto bene la copertina firmata Alen Grijaković, già autore di disegnetti maligni per Ars Veneficium e The Stone.