Count Raven - The Sixth Storm | Aristocrazia Webzine

COUNT RAVEN – The Sixth Storm

Gruppo: Count Raven
Titolo: The Sixth Storm
Anno: 2021
Provenienza: Svezia
Etichetta: I Hate Records
Contatti:   Facebook  Spotify
TRACKLIST

  1. Blood Pope
  2. The Curse
  3. The Nephilims
  4. Heaven’s Door
  5. The Ending
  6. The Giver And The Taker
  7. Baltic Storm
  8. Oden
  9. Goodbye
DURATA: 73:32

I Count Raven sono il perfetto esempio di cosa significa essere doom metal: non solo fanno musica lenta, ma sono anche lenti a fare musica. The Sixth Storm arriva a dodici anni dal precedente album del gruppo svedese, Mammons War, e ci arriva con una strada piuttosto travagliata, fatta di interruzioni e riprese anche dovute a problemi di salute del mastermind e fondatore Dan “Fodde” Fondelius un paio d’anni fa e a vari avvicendamenti di lineup.

Alla fine però chi la doom la vince, e i Count Raven pubblicano il loro sesto disco, The Sixth Storm appunto, sul finire di ottobre di quest’anno per la connazionale I Hate, che già all’epoca si occupò di Mammons War. Nonostante il rigurgito vinilico dell’ultimo decennio, tuttavia, I Hate rilascia l’album soltanto su CD, probabilmente perché, detto senza troppi giri di parole, The Sixth Storm è davvero lungo. Settantatré minuti e spicci per nove canzoni quasi tutte oltre gli otto minuti, che spingono sul pedale del doom più classico, settantiano e sabbathiano. Da trent’anni i Count Raven si dedicano al verbo iommiano, e grazie al particolare timbro vocale di Fondelius anche a quello osbourneiano, ma rispetto agli album classici della formazione di Stoccolma, quelli dei primi anni ‘90, qui sembrano rallentare ancora di più e divagare verso suoni leggermente più heavy. Diciamo che, giusto per dare un riferimento facilone, The Sixth Storm ha una dose consistente di Manilla Road al proprio interno.

I brani riescono nel non semplice intento di essere variegati pur non discostandosi mai dalla strada maestra, e passiamo dalla massiccia “The Nephilims”, con un giro di chitarra ripetuto all’inverosimile, alla breve “Heaven’s Door”, fatta di sole voci e tastiere, senza mai allontanarci dalle atmosfere doom d’antan. Fondelius a tratti è particolarmente ispirato e infila assoli di spessore che non possono lasciare indifferenti (la seconda parte di “The Giver And The Taker” è clamorosa, nella sua semplicità), purtroppo però non tutto l’album riesce a mantenersi su livelli altissimi. Complice la durata davvero impegnativa, The Sixth Storm soffre di qualche calo di tensione che non gli permette di svettare all’interno delle vaste lande di genere, per quanto sia in grado di offrire un riparo sicuro alle anime più tristi e orfane dei mostri sacri nominati poco sopra.

Al ritorno dopo dodici anni di silenzio, i Count Raven consegnano un’opera onesta e sincera, con qualche limite, ma tanti, tanti riff. Per gli affezionati di Fodde Fondelius sarà senza dubbio abbastanza.