CRAAR – In Solitary Minds | Aristocrazia Webzine

CRAAR – In Solitary Minds

 
Gruppo: Craar
Titolo:  In Solitary Minds
Anno: 2013
Provenienza:   Belgio
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Endless Trail Of The Mind
  2. Gates Of Perception
  3. Eye-Solation
  4. Mirror
  5. Covetousness
  6. In Solitary Minds
  7. Wasted Seeds
  8. Realizaed Ideals
DURATA: 48:31
 

Puntano in alto i Craar. Il loro primo cd, "In Solitary Minds", è racchiuso all'interno di un lussuoso digipak a tre ante, supportato da un sito web dedicato elegante e asciutto, e imbevuto di ambizioni filosofiche nemmeno troppo celate a livello lirico. Tutto interamente autoprodotto: grafica, musica, immagini e stampa. La cura per il dettaglio non tralascia nulla, tanto che la busta postale che conteneva il disco portava stampato a inchiostro il logo del gruppo, a mo' di sigillo. Sono ambiziosi e possono permetterselo i tre belgi, perché l'ascolto della loro opera prima mette in luce un amalgama sonoro estremo già maturo, ben equilibrato e, sostanzialmente, davvero emozionante.

Nato come espressione solitaria del fondatore Hermit nel 2009, il fulcro dei Craar si è poi ampliato sino a inglobare gli altri due membri della formazione attuale, Smerter e Dyscia, assumendo così i connotati di una vera e propria formazione triangolare. I brani, cesellati con cura in anni di anonimato, hanno guadagnato pertanto un suono nitido e rifinito, arricchito dalla sicura perizia strumentale dei tre, difficile da ottenere nell'ambito di opere istintive create di getto.

Non è comunque andata smarrita l'idea iniziale di Hermit: Craar doveva essere la concretizzazione di un viaggio interiore, e i toni distanti della musica, lacerati da violente scariche di rumore, palesano un mondo intimo di ombre e immagini sfocate che può essere solo quello dei ricordi e dei pensieri. Volendo fare un parallelo sonoro di un certo peso, "In Solitary Minds" parrebbe la trasfigurazione post black metal della indimenticabile commistione di psichedelia onirica e sonorità pesanti immaginata anni or sono dai Tiamat per "Wildhoney".

Il disco intero è imbevuto di malinconia crepuscolare tratteggiata da limpidi arpeggi elettrici e morbidi giri di basso, stato d'animo ingannevole dietro il quale si cela in realtà la furia puramente black metal di brani ferali come l'apertura "Endless Trail Of The Mind". Altrove sono le scale melodiche e aristocratiche del black di scuola francese a fungere da centro emozionale delle composizioni, e il contrasto tra calma e violenza è sempre valorizzato da una scrittura efficace e mai banale, capace di generare pezzi dalla struttura aperta e dalla ricchezza melodica non comune come "Covetousness" o "Wasted Seeds". Resta vivido ed esemplare, dopo svariati ascolti, il ricordo dello strumentale "Mirror", posto proprio al centro dell'album: scuro pozzo di note sussurrate e riverberi appena increspati dai lontani lamenti delle entità bestiali che stanno in attesa da qualche parte là, ai confini della mente.