CRAVEN IDOL – Forked Tongues
Ci sono band che non sono particolarmente interessate all’innovazione, ma che, partendo da basi definite, riescono comunque ad essere molto personali, raggiungendo ottimi livelli di qualità. Questo è il caso dei londinesi Craven Idol, giunti alla loro terza prova su lunga distanza con questo Forked Tongues di cui mi accingo a parlarvi. Sin qui, la parabola del combo inglese è stata segnata dalla continuità e dalla coerenza: ogni album risulta infatti distanziato di quattro anni l’uno dall’altro, tutti usciti sotto Dark Descent Records, all’insegna di un sodalizio che perdura tutt’oggi. A differenza di altre band più prolifiche, già da qui possiamo comprendere come ai Craven Idol interessi più la qualità rispetto alla quantità, anche perché i britannici hanno da sempre supportato il proprio materiale con una buona attività live (attualmente meno intensa per cause di forza maggiore, visto il periodo storico che stiamo vivendo).
Fatta questa premessa, tuffiamoci nell’album. Forked Tongues arriva a quattro anni di distanza dal precedente e cattivissimo The Shackles Of Mammon, regalandoci il solito assalto di violenza inaudita. Il black-thrash del combo inglese non inventa nulla di nuovo e agisce entro coordinate molto ben definite: particolarmente evidente è il debito nei confronti di band quali Deströyer 666 o Desaster, dai quali i Nostri prendono spunto per la loro ricetta di sangue e morte. La furia della sezione ritmica e di una batteria che viaggia a ritmi forsennati è il filo conduttore del disco, che quasi non vuole saperne di ridurre la propria velocità. Ciò però non deve lasciar pensare che Forked Tongues sia una sequela di materiale caotico e disorganizzato che punta sulla violenza fine a se stessa: non mancano per esempio i momenti in mid-tempo (“The Wrath Of Typhon”), così come una certa inventiva nel riffing, pur se le influenze già menzionate sono evidenti.
C’è spazio, inoltre, per dei riferimenti che poggiano le loro radici negli anni ’80, come degli sporadici UGH! che richiamano chiaramente Tom G. Warrior (Celtic Frost, Hellhammer, Triptykon), come nella opener “Venomous Rites”. In tutto ciò, il marasma sonoro non rinuncia ad assoli di pregevole fattura, molto ben incasellati nell’aggressività della proposta dei Craven Idol. L’impressione, insomma, è che la band britannica abbia portato a un livello superiore ciò che ha proposto nelle release precedenti, guadagnandone in ispirazione e affidandosi a una produzione sonora (firmata da Tom Dring del Vagrant Recordings Studio) sì cristallina, ma mai pettinata. Menzione d’onore anche per la copertina dell’israeliano Eliran Kantor, molto evocativa ed apocalittica, che sa anticipare con una certa precisione ciò che potreste aspettarvi dall’album.
Insomma: con Forked Tongues si giunge a una prova della maturità più che superata per i Craven Idol, ormai da assurgere a certezze dell’attuale scena black-thrash metal underground. Se vi piace il genere e non vi eravate ancora imbattuti nei Craven Idol, questo è esattamente il momento giusto per recuperarli e farli vostri.