Cryptonight - The Black Ritual

CRYPTONIGHT – The Black Ritual

Gruppo: Cryptonight
Titolo: The Black Ritual
Anno: 2020
Provenienza: Canada
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. The Black Key
  2. The Black Door
  3. Shadow Walk
  4. Abstersion
  5. The Dickens
  6. Abhorrent Bestowal
  7. Precariosa
  8. The Black Ritual
DURATA: 29:14

Trasporre gli incubi in musica è un’ottima idea, specialmente se lo si fa attraverso i sottogeneri più terrificanti del metal estremo; quella che potrebbe essere un’idea discutibile è invece mischiare doom metal e djent, chiamando l’abominio derivante da questa fusione djoom. I Cryptonight scelgono questa inusuale strada per raccontare i propri brutti sogni e il risultato è The Black Ritual.

Il duo composto da Jekyll e The Cryptilian cerca di creare qualcosa di originale, unendo due mondi per certi versi opposti: la staticità pachidermica da un lato, le ritmiche articolate dall’altro; l’esperimento purtroppo è riuscito solo in parte, tuttavia si intravedono alcune buone idee che consentono all’album di non apparire come un fallimento totale.

Il problema più grave dell’opera è la sconclusionatezza di diverse parti, che non solo sembrano non arrivare mai a nulla, ma non tentano nemmeno di rendersi interessanti: l’esempio più evidente è rappresentato dall’avvio dell’opera in cui succede veramente poco per due minuti e mezzo, ripetendo la stessa nota fino allo sfinimento e con tempistiche dilatatissime e tenendo quindi fede allo stile scelto. In effetti l’idea di per sé non è per forza sbagliata, tuttavia il punto è che l’ascolto diventa rapidamente tediante, se a tutto ciò si associa una batteria programmata in maniera fin troppo elementare e l’assenza totale di un qualsiasi elemento in sottofondo che possa dare un senso a queste fasi lunghissime.

Ciò detto, i Cryptonight riescono comunque a proporre qualcosa di valido qua e là. Le poliritmie fatte da una cassa sincopata e da piatti e rullante dall’incedere molto più lento creano un discreto senso di terrore e angoscia, soprattutto quando accompagnate da un’effettistica tetra e dissonante a opera di tastiere e chitarre. L’atmosfera da incubo è presente tanto in questi passaggi ultra-dinamici, quanto negli intermezzi atmosferici — tra i quali spicca l’inquietante “Shadow Walk” — e viene ulteriormente rafforzata da alcune manipolazioni elettroniche che avrebbero meritato anche più spazio, tuttavia l’alternanza tra questi diversi aspetti è spesso gestita in maniera eccessivamente improvvisa, minandone parzialmente l’efficacia. Buono infine il duplice approccio vocale — maschile e femminile — costantemente orientato verso gli stili estremi, altro elemento che avrebbe potuto salvare parzialmente i momenti più noiosi.

I due musicisti trovano anche il modo di inserire diversi riferimenti videoludici nella propria musica, ad esempio da titoli adatti al contesto quali Bloodborne, Resident Evil e Diablo; per mia ignoranza non ho idea di dove tutto ciò sia collocato all’interno di The Black Ritual, ma immagino che i sussurri di “Abstersion”, il dialogo in “Abhorrent Bestowal” e le urla di “The Black Ritual” siano stati campionati da questi videogiochi. Da buon amante della saga di Final Fantasy, invece, ho immediatamente notato — e apprezzato — il tema di Seymour del decimo capitolo che accompagna “Precariosa” e conferma l’ipotesi per cui sarebbe bastato un piccolo sforzo per riempire i passaggi vuoti.

In questo momento, i Cryptonight arrivano alla sufficienza con troppa fatica in The Black Ritual: pur partendo da un’idea di base interessante, la realizzazione presenta difetti molto ingombranti che ne minano la riuscita; direi che però è una strada che vale la pena di essere percorsa e con un po’ di impegno potrebbe portare a qualcosa di valido.