DARKTHRONE – Soulside Journey
Ricordo ancora quando il mio più caro amico mi regalò la sua copia in cassetta di Soulside Journey e la violentai ripetutamente: era costretta a girare nel lettore a ripetizione. Un album di primordiale death metal che raccoglieva in sé il vissuto di quegli appena nati anni Novanta, i quali avevano raccolto senza mezzi termini l’eredità degli Ottanta, mantenendola viva e pulsante nel suono.
A quel tempo i Darkthrone erano una commistione di Celtic Frost, Entombed (Nihilist se preferite), Death della prima ora e accenni della decadenza dei primordiali Paradise Lost. La formazione a quattro, composta da Nocturno Culto, Fenriz (con lo pseudonimo di Hank Amarillo), Zephyrous e Dag Nilsen, suonava death metal e non aveva ancora intrapreso il percorso che l’avrebbe consacrata nel ruolo di leader del nascente movimento black metal. Tutto ruotava intorno a uno stile dedito al metallo della morte, nel quale erano evidenti reminiscenze thrash metal e le scanalature doom. I pezzi non brillavano per composizione, ma sfoderavano una verace, oscura e perseverante passione.
La caduta negli abissi annunciata da “Cromlech”, il riffing a tratti ispirato dal versante marcescente della Florida di “Sunrise Over Locus Mortis”, il mid-tempo roccioso di “Soulside Journey” e il primo incrocio strumentale con “Accumulation Of Generalization” (traccia dal basso croccante e in rilievo) mi conquistarono. E che dire di “Neptune Towers”? Forse la canzone più elementare in scaletta, tanto che i giri di chitarra si stampavano in testa.
Il trio di brani seguente, formato da “Sempiternal Sepulchrality”, “Grave With A View” e “Iconoclasm Sweeps Cappadocia”, dai titoli sembrerebbe uscito dai dischi di Grave e Incantation: il primo pezzo innesta melodie solennemente grevi; il secondo possiede un’aura doom oppressiva; il terzo infine fa registrare la prestazione più incalzante e varia della scaletta.
I Darkthrone non erano dei fuoriclasse, ma dei buoni interpreti del genere e sapevano darci giù pesante. La chiusura affidata a “Nor The Silent Whispers” e “The Watchtower” confermava la bontà del loro lavoro con l’ennesimo carico di marciume; con la chiusura strumentale “Eon”, dalle atmosfere più eteree nei toni.
Pur possedendo Soulside Journey in formato cd, nella mia personale follia ho ancora la mania di ascoltarlo in cassetta: lo scorrere del nastro e il fruscìo rendono maggiore giustizia al suo contenuto. Un lavoro da conoscere, summa dei primi anni di attività della band ed essenziale per comprendere su quali basi il duo Nocturno Culto-Fenriz abbia fondato la propria carriera.