Dawn Of A Dark Age - La Tavola Osca

DAWN OF A DARK AGE – La Tavola Osca

Gruppo: Dawn Of A Dark Age
Titolo: La Tavola Osca
Anno: 2020
Provenienza: Italia
Etichetta: Antiq Records
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TRACKLIST

Atto I

    1. Introduzione
    2. Scena 1 – Il Rinvenimento
    3. Le Divinità (Pt. 1)
    4. Scena 2 – Fiera Di Paese
    5. Le Divinità (Pt. 2)
    6. Scena 3 – L’Inganno (Da Capracotta Ad Agnone)
    7. Le Divinità (Pt. 3)
    8. Scena 4 – Il Ventennio Oscuro E Roma

Atto II

    1. Processione Funebre
    2. Scena 5 – Il Passaggio Versio Londra
    3. Scena 6 – L’Alto Sannio
    4. Scena 7 – La Verità Sepolta
    5. Antico Rituale
    6. Scena 8 – Saahtúm Tefúrúm
DURATA: 40:28

Mi c’è voluto molto tempo prima di avere abbastanza coraggio per recensire La Tavola Osca, la recentissima nuova aggiunta alla discografia di Dawn Of A Dark Age. Ho preferito temporeggiare e fare prima due chiacchiere con Vittorio Sabelli, il mastermind del progetto avantgarde black metal nostrano, perché il suo sesto album è di una complessità (culturale e musicale) davvero invidiabile.

Uscito in collaborazione con la francese Antiq Records, gestita da Hyvermor dei Véhémence, La Tavola Osca non segna solamente il passaggio dei DOADA a un livello commerciale successivo (vista la collaborazione con un’etichetta nettamente più nota delle precedenti Razed Soul e Nemeton) ma anche l’inizio di una nuova avventura in termini lirico-concettuali. Il retro del libretto, a questo proposito, parla del disco come «il primo di una saga dedicata ai Sanniti», promettendo quindi almeno una seconda opera dedicata a questa tematica storico-culturale tutt’altro che scontata. Ai miglioramenti elencati poco sopra si aggiunge inoltre la resa finale nettamente superiore, merito del passaggio tra le mani del Dreamlord austriaco, Stefan Traunmüller.

La divisione della scaletta in Scene e Atti, così come pensata da Vittorio, si sposa in maniera fantastica con la costruzione stessa de La Tavola Osca, fattualmente una sola traccia di quaranta minuti spezzata a metà per motivi puramente pratici, consegnando all’ascoltatore qualcosa di più di un semplice concept album. L’ultima fatica firmata Dawn Of A Dark Age, infatti, ha più l’aspetto di un’opera documentaristica capace di raccontare in maniera accurata e comunque vivida la storia di un reperto storico — e, con essa, quella di un intero popolo — ai più sconosciuta, alternando momenti di pura narrazione (solitamente gestiti dallo stesso Vittorio) ad altri più lirici, dei quali si sono occupati l’a noi ormai ben noto Emanuele Prandoni (la cui prova vocale è davvero sublime, tanto nelle tre parti intitolate “Le Divinità” quanto all’interno della Scena 7), alla soprano Antonia Gust (che si rivolge direttamente alla tavola nella Scena 6) e al francese Sparda (membro di Créatures e Hanternoz nonché collega di Hyvermor nella gestione di Antiq).

Tra temi ripresi nella più classica delle maniere (come quello che fa da collante per le scene 5, 6 e 7), assoli di clarinetto e sax di chiara impronta jazzistica (sparsi da Vittorio lungo tutta La Tavola Osca, ma con particolare attenzione a quel fantastico svarione in chiusura del primo Atto: allucinante!), sezioni puramente atmospheric black (specialmente all’interno dell’Atto I) e momenti squisitamente dark ambient-folk (a partire dalla “Introduzione” fino alla scena conclusiva, che ripropone e rielabora un antico rituale osco dedicato alla dea Kerres), l’avanguardistica creatura del polistrumentista molisano si muove con sicurezza e precisione chirurgica senza mai farsi mancare il calore e la passione che, a quanto dicono gli stereotipi, contraddistinguono gli italiani nel mondo. Certo, con un inizio narrativo e una conclusione — che occupa una buona metà del secondo Atto — non esattamente spintissima, un ascoltatore impreparato potrebbe correre il rischio di non comprendere appieno cosa si trova davanti; sfortunatamente, La Tavola Osca non si può spezzettare (benché sul Bandcamp dell’etichetta francese si trovino anche gli estratti delle parti 1 e 3 de “Le Divinità” e quello della Scena 7, intitolata “Processione Funebre”) e, a parere mio, andrebbe ascoltata sempre da capo a coda.

L’ispirazione di Vittorio sembrava essere esaurita, conclusa la produzione dei capitoli dedicati alla saga sugli elementi, ma la vita per fortuna è sempre pronta a sorprenderci. Il progetto Dawn Of A Dark Age è invece tornato in attività più fiero e possente di prima, con uno tra i titoli più interessanti e — per quanto mi riguarda — più belli dell’anno. Se ti piace il black metal e ti affascina la tematica, non puoi ignorare La Tavola Osca; saresti un pazzo.