DAWN RAY’D – To Know The Light
Giunti alla ribalta nel 2017, i Dawn Ray’d nascono dalle ceneri dei We Came Out like Tigers, autori nei primi anni ’10 di una commistione tra screamo e black metal che sarebbe poi diventata pratica comune nella scena estrema. Fin dal debutto The Unlawful Assembly il trio di Liverpool ha dimostrato capacità musicali indiscutibili al servizio di un sound capace di andare oltre il semplice RABM comprendendo spunti folk e passaggi atmosferici, e ha sempre fatto a meno di un bassista sia in studio che in sede live, affidandosi al cantante/violinista Simon Barr per affiancare le chitarre che dominano il suono d’insieme.
Non si può parlare solo di musica quando l’argomento sono i Dawn Ray’d: i testi compongono una parte fondamentale della proposta della band, e fanno di ogni canzone un manifesto politico che parte dall’anarchia e si muove verso sinistra. La rabbia inespressa che alcuni adolescenti norvegesi di trent’anni fa avevano rivolto verso il “bene” e la religione organizzata, traslata nel Merseyside del terzo millennio, si tramuta in un grido di ribellione contro il potere e lo sfruttamento dei lavoratori. In un genere tradizionalmente piagato da infiltrazioni da destra ma anche inquinato dai ricorsi all’iconografia nazifascista per pura volontà di scioccare, Barr nella canzone “Wild Fire” si scaglia esplicitamente contro il fascismo in musica, in particolare quello mascherato e punteggiato di ritrattazioni di tante band che non possono rinunciare ai normali circuiti di distribuzione. Il resto delle canzoni non è meno preciso nel puntare il dito verso gli abusi di potere e la disuguaglianza sociale, ma non mancano momenti più tranquilli, in cui viene affermata con forza la necessità di unione e compattezza tra le classi meno abbienti. Grafica e scelta dei titoli di questo To Know The Light mantengono la tradizione dei Dawn Ray’d nell’appoggiarsi a immaginari ed estetiche fantasy.
Una piccola digressione: non ringrazierò mai abbastanza i Dawn Ray’d e un manipolo di altri irriducibili per non lasciare Il Signore Degli Anelli — e le opere di Tolkien in genere — a una miope interpretazione di destra quando il topos più ricorrente in tutto l’opus del grande scrittore è la ribellione a un potere dittatoriale e militarista. In questo caso spicca “Go As Free Companions”, citazione del discorso di Elrond alla formazione della Compagnia Dell’Anello — l’unione di razze diverse contro una marea nera di odio.
To Know The Light apre le danze con un feedback di chitarra in pieno stile hardcore-crust che introduce l’assalto black di “The Battle Of The Sudden Flame” (altro fine uso dello scibile tolkieniano, la Fiamma Improvvisa non più simbolo di Morgoth ma segno di repentina insurrezione contro la polizia violenta). La band cita i Crass come fondamentali per la loro formazione artistica e questo traspare costantemente nella predilezione per una produzione sporca e volutamente lo-fi nelle parti più violente. Il violino e il cantato pulito sono un costante contraltare atmosferico alla parte black, con rimandi a gruppi come i Suidakra; dove però tante band utilizzano questi elementi per dare un retrogusto celtico figlio di interessi storico-fantasy, qui le parti lente sono chiari richiami alle canzoni malinconiche della working class inglese: niente dolmen e druidi ma amare melodie da intonare dentro un pub all’uscita dalla fonderia, sognando il momento in cui gli attrezzi diverranno armi.
L’intero album è gestito alla perfezione tra momenti veloci e rallentati, la sfrontatezza del punk e la gentilezza delle ballate. Spiccano a mio gusto “Ancient Light” per le parti black metal e “In The Shadows Of The Past”, un mid-tempo buio che declama il prendere coscienza che le promesse del capitalismo nascondevano violenza, precarietà e possibilità negate. La già citata conclusiva mini-suite “Go As Free Companions” è però un messaggio di speranza: «The sun still shines, and it would be a waste / To not only lose tomorrow but also lose today», i Dawn Ray’d non cedono un centimetro e la lotta continuerà sempre finchè ci sarà una sola vita sfruttata.
Riassumendo, To Know The Light è un album estremamente ben fatto, studiato nel suo bilanciamento tra DIY e qualità da studio, e fotografa una band che è cresciuta a ogni nuova uscita e non ha mai mancato un appuntamento. L’aspetto politico è inscindibile e potrebbe mettere in fuga il pubblico meno schierato, e sarà un peccato, se non per il trio britannico (che tutto cerca tranne che il successo mainstream) sicuramente per il suddetto pubblico che si perderà un bell’esempio di quanto il black possa prosperare fuori dagli schemi scandinavi di partenza.