DEAD REMAINS – Conscious Cremation
Gruppo: | Dead Remains |
Titolo: | Conscious Cremation |
Anno: | 2011 |
Provenienza: | Germania |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 32:53 |
La perseveranza e la passione guidano i tedeschi Dead Remains. La formazione è di quelle "vecchia scuola" non solo per vocazione, ma anche di diritto di nascita dato che l'anno della propria fondazione è il 1991. Dopo una lunga fase di letargo e una miriade di cambi di musicisti al suo interno producono il loro primo demo, "The Unloved Stepsons Of God…" giunto nel 1998, al quale succede l'esordio vero e proprio con "Deathless Torture", album rilasciato cinque anni più tardi nel 2003, prendendosi poi un'altra lunga pausa durata ben otto prima di ripresentarsi con un nuovo disco, è infatti del 2011 la seconda fatica discografica ufficiale intitolata "Conscious Cremation".
Zero fronzoli, nessuna perdite di tempo, tanto groove, chitarre che macellano e devozione agli anni Novanta sono le parole chiave da inserire nella ricerca prima d'ascoltare questo lavoro.
È death metal che attinge dall'era Barnes sia dei Cannibal Corpse che dei primissimi Six Feet Under e con rimandi anche all'era primorde dei danesi Illdisposed e ai Suffocation. Sono una serie di mazzate nelle quali si esalta il lavoro delle chitarre, non particolarmente complicato, ma che imprime voglia di macellare al songwriting, con Mille e Maschine che affettano, inseriscono melodie malsane inequivocabilmente retrò nell'attitudine e si lasciano andare a discreti solismi come quello che appare in una decisamente gradita "Awoken In Flames".
Le asce sono supportate dal martellante e dinamico operato del batterista Eggehaat supportato a sua volta dalle linee di basso saltellanti di Scheuermann, gli ingranaggi della sezione strumentale girano a dovere, ve ne accorgerete soprattutto in brani come "Through The Halls Of Insanity", "Morbid Needle Twist" e "Interitus Is Victis", delle belle mazzate a capocollo che lasciano pochi dubbi, aggiungeteci a mo' di ciliegina sulla torta la voce brutale e cavernicolare di Thomas, interprete che si cala nella parte del mattatore sin dalla prima entrata in scena, e i giochi son fatti.
Pur trovandomi fra le mani un'autoproduzione i suoni e i volumi sono abbastanza curati tanto da non avere grossi problemi nel percepire il lavoro svolto dal basso che, in svariate circostanze, diventa il capro espiatorio di una cura nel missaggio non sempre ideale.
Piccola nota di colore per chi non lo sapesse, ma credo e mi auguro siate in pochi: la traccia conclusiva è una cover e non è un caso sia dei Six Feet Under, "Revenge Of The Zombie". È uno dei pezzi contenuti in "Warpath", secondo disco della band californiana che al tempo vantava in line-up l'ex Obituary Allen West, album fra i pochi considerabili di piacevole ascolto in mezzo alla tanta, troppa roba inutile prodotta successivamente dagli stessi. La riproposizione è ottima, in certi momenti dopo aver rimesso su l'originale non sapevo decidermi su quale delle due fosse la migliore.
Brutalmente groove, affidabili, solidi come un muro di cemento, ancora privi di quei guizzi che permettono a una realtà di fare il grande salto da buona band da godersi con litri d'alcol in corpo ad acquisto sul quale c'è da farsi lavori di mano a ripetizione, i Dead Remains saranno comunque una compagnia esaltante per chi ha voglia di smontarsi la testa a headbanging. Qualora i tedeschi continuassero con maggior costanza a perseguire questa strada, potrebbero togliersi più di una soddisfazione, ne attendo quindi la conferma, ragazzi non fateci aspettare altri otto anni!