DEAD SAMARITAN – The Devil Tunes
Gruppo: | Dead Samaritan |
Titolo: | The Devil Tunes |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Finlandia |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 36:41 |
Avevo perso un po' di vista i finlandesi Dead Samaritan dopo averne recensito il secondo demo "Counting The Body Toll". La formazione ha infatti prodotto l'album di debutto "The Only Good Samaritan…" nel 2012 (che non ho ascoltato), mentre nel 2014 ha realizzato il successore intitolato "The Devil Tunes", del quale invece mi appresto a scrivere.
Dalle informazioni trovate in rete la band sembra aver mantenuto l'assetto che confezionò il lavoro precedentemente esaminato: Valendis Suomalainen alla voce, Matti Viholainen e Marko Saarinen alle chitarre, Eero Virtanen al basso e Janne Honkanen alla batteria. Da ciò che ho udito inserendo nello stereo il nuovo parto pare non sia mutata neanche la natura death-thrash metal della proposta, che ancora una volta si avvale delle influenze degli Arch Enemy (prima era) e dei The Crown (minori rispetto al passato), aggiungendo in un paio di circostanze un feeling che sa di Carcass al mix; impossibile non notarlo a esempio all'interno di "In For The Kill" e più spiccatamente in "The Madman's Portrait" che ne è praticamente marchiata a fuoco.
Già quattro anni or sono i finnici avevano dimostrato di avere assimilato i rudimenti del genere e la riprova ci viene data da una prestazione che evita l'utilizzo di inutili orpelli e mantiene intatta la grinta e le sonorità dal gusto melodico ma dal taglio scuro in loro possesso. Questa ci consegna undici brani che per struttura compositiva palesano l'assenza di una vera e propria varietà di soluzioni capaci di rendere meno omogeneo il percorso tracciato, risultando tuttavia efficaci e facendo comunque registrare una lieve crescita della forma canzone in dote: episodi come la già chiamata in causa "In For The Kill", "In The Wake Of Burning Churches", "Shoot'em In The Head" e la più "nera" e cattiva in scaletta "Last Man Wears The Crown" ne sono gradite testimonianze.
Per la buona riuscita di "The Devil Tunes" è importante anche il ruolo giocato dietro il microfono da Valendis: sinceramente negli Arch Enemy non ho mai apprezzato la voce di Angela Gossow, né tantomeno riesco a digerire la scelta fatta dal signor Amott su Alissa White Gluz (cantante meritevole, ma che in pratica è una versione leggermente più graffiante della stessa Angela), perciò ho trovato l'impostazione rozza e brutale della Suomalainen decisamente più incisiva e adeguata a questo tipo di sonorità, tanto che in pratica i Dead Samaritan hanno inciso il disco che ci si attendeva dal quintetto di Halmstad da circa quindici anni (nel 1999 usciva "Burning Bridges").
In conclusione, "The Devil Tunes" è un buon lavoro, che forse una produzione leggermente più limpida e potente avrebbe anche potuto valorizzare maggiormente. Resta comunque il fatto che il gruppo abbia ormai acquisito basi solide sulle quali poter attuare le migliorie necessarie a realizzare una terza uscita di qualità ulteriormente superiore. Aspettando quindi che la piena maturità prenda forma, suggerisco a chi continua a seguire imperterrito le uscite dello stile in questione di godersi questo album: non cambierà la vita a nessuno, ma suona davvero bene.