DEADLY CARNAGE – Through The Void, Above The Suns
L’ultimo passaggio dei riminesi Deadly Carnage sulle nostre pagine risale all’EP Chasm, recensito dalla sottoscritta e che mi lasciò impressioni assolutamente positive e favorevoli, rivelandosi una gemma da non accantonare in un angolo. Oggi siamo qui per parlare del disco Through The Void, Above The Suns, un viaggio cosmico attraverso lo spazio, il tempo, il vuoto, il post-black, il blackgaze, il doom e varie sfumature di suono e di genere che forse vale solo la pena ascoltare e interiorizzare, piuttosto che cercare di descrivere troppo minuziosamente. Nove brani legati tra loro non solo dal punto di vista dei temi — si tratta in effetti di un concept album, il primo in assoluto nella carriera della band ― ma anche da quello della struttura, che fa sì che vadano a fondersi in un’unica, lunga canzone.
La copertina è un trittico di stelle e percorsi dorati che viaggiano in tutte le direzioni, tutti diretti «oltre il sole ed attraverso il vuoto». Momenti più duri, grezzi, post-metal alternati a passaggi puliti e caldi che fanno pensare ai migliori Alcest (in “Hyle” o nella splendida “Divide”, per esempio) sono le caratteristiche principali di Through The Void, Above The Suns, quelle che spiccano più delle altre, insieme a un rilevante cambio nella formazione che, oltre alla presenza degli ospiti Mike Crinella ai sintetizzatori e Alice Masini al violoncello in “Hyle”, vede per la prima volta il chitarrista Alexios cimentarsi anche alla voce, portando una ventata di freschezza che ben si amalgama alle nuove sonorità del quartetto. Sì, nuove: i Deadly Carnage hanno cominciato come gruppo black metal, ma negli anni hanno continuato a sperimentare (Chasm, dicevamo poco fa), fino ad approdare a un nuovo capitolo della loro carriera in cui tutto riesce a fondersi in un’unica materia, un unico cosmo.
“Quantum” è la breve intro strumentale che dà il via a questo viaggio metafisico, seguita da “Matter”, un’esplosione post-metal di ottima fattura. “Cosmi” e “Fractals” continuano l’esplorazione dei territori strumentali, più post-metal e blackgaze la prima, più dolce e pulita la seconda; “Lumis” è una dimostrazione da parte della band che l’elemento black metal non è del tutto accantonato, ma solo assopito, e che nei momenti più inaspettati può arrivare, a piccole dosi e in versione più melodica, a caratterizzare e meglio definire i suoni. Se poi con “Ifene” il nostro viaggio si avventura su territori che l’utilizzo della lingua italiana rende più familiari, è “Entropia” a concludere il nostro percorso in una nube post-metal da applausi.
Il progetto Deadly Carnage è in continua evoluzione e trasformazione e stavolta ha saputo reinventarsi in un concept che attraversa le galassie e si trasforma, esplorando e sperimentando, ma mantendendo fluidità e coerenza invidiabili. Tanto di cappello. A questo punto sapere cosa ci riserverà il futuro della band è una domanda prematura, la cui risposta — speriamo — non tarderà ad arrivare.
«Cosmos is living. Cosmos is breathing.»