DEADSMOKE – Mountain Legacy
Continua il percorso degli altoatesini Deadsmoke, sempre sotto l'ala dell'italianissima Heavy Psych Sounds. Al secondo album in diciotto mesi esatti, la novità più sensibile e importante è la trasformazione da trio a quartetto, con l'aggiunta di sintetizzatori e campionature grazie all'ingresso in campo di Claudio Rocchetti degli psych-rocker In Zaire.
Il lavoro di Rocchetti non stravolge affatto il sound monolitico che fa da matrice alla musica dei Deadsmoke. Al contrario, aggiunge sfumature e sfaccettature che permettono ai Nostri una maggiore variazione, una più ampia libertà di spostarsi in modo del tutto naturale tra i riffoni sludge grossi come macigni di partenza ("Endless Cave"), tempi medi da Mastodon ultimo periodo riletti in chiave psicotica e ruvidissima ("Emperor Of Shame") e interludi noise orrorifici ("Damned"). Come già detto, la matrice rimane preponderante, quindi i riffoni di cui sopra tornano, poi ritornano, poi tornano un'altra volta. E poi ritornano.
"Mountain Legacy" è un concept sull'isolamento, un viaggio attraverso la montagna in cui bisogna scendere a patti coi propri demoni interiori e con quelli che si annidano fra gli alberi e dentro ogni grotta. Il racconto dei Deadsmoke è assolutamente azzeccato, riuscendo con queste immagini a sintetizzare perfettamente tanto il loro retaggio musicale stoner-doom, fatto di percezioni alterate e psichedelia, quanto la loro origine geografica, incastonata nei paesaggi montani più belli del mondo.
È chiaro che il quartetto è strettissimo parente degli Sleep e soprattutto degli Ufomammut, ma è altrettanto evidente come sia in grado di non presentarsi come semplice emulo, bensì come band a tutto tondo che esplora temi differenti, con immagini e linguaggi il più possibile personali e — quel che più conta — in grado di raggiungere degli ottimi risultati.