DEATH FROM ABOVE – Altered Dimension
Tutto è cominciato quando alcuni segnali radio a malapena decifrabili, provenienti dallo spazio, hanno raggiunto i sistemi di comunicazione del pianeta Terra. Malgrado fosse difficile individuare il mittente, e tantomeno valutarne l’affidabilità, le persone che hanno colto il messaggio devono essersi fatte sedurre dalle sue promesse: una fonte di energia inesauribile, proprio quello di cui l’umanità ha bisogno. Da quel momento in poi sono state organizzate delle spedizioni, e una stazione spaziale è stata dislocata alle coordinate indicate. Sembrava fosse l’inizio di una nuova era per la Terra, un’era che sarebbe coincisa con la fine di alcune delle brutture che piagano il nostro pianeta, come i disastri ecologici e la povertà. Questa speranza si è però incrinata quando la squadra di ricercatori sulla stazione spaziale ha smesso di rispondere.
Ho voluto partire da un’interpretazione piuttosto libera di quanto narrato nel brano introduttivo “Orbital Transmission” per presentarvi Altered Dimension, il debutto dei Death From Above, con l’intenzione di darvi un primo assaggio tematico dell’album: sebbene sarebbe bastato uno sguardo al logo e alla copertina per battezzare il gruppo francese come una formazione dedita al death metal tecnico, sono dell’idea che accennare al concept fantascientifico qualifichi ulteriormente la proposta. L’opera del quartetto di Bayonne si inserisce quindi in una tradizione consolidata, ma interpretata in una direzione precisa.
Altered Dimension non è uno di quegli album che punta esclusivamente a mostrare i virtuosismi dei musicisti coinvolti, i brani infatti suonano aggressivi, estremi, serrati e fanno leva su frequenti sezioni ritmate. Seppure non sia possibile parlare di un disco che va dritto al sodo, i Death From Above lasciano spesso spazio a passaggi accattivanti (“Omega Destroyer”, “Parasite Hive”). Se dovessi arrischiare dei paragoni, la musica dei francesi ricorda per i cambi di tempo frequenti e le sezioni accattivanti alcune cose dei Decapitated, al contempo però si devia abbastanza di frequente all’interno dei territori cari al brutal tecnico, e qua e là sono riconoscibili alcuni tratti cari alla vecchia scuola. Al di sopra di questo tessuto sonoro abbiamo la voce di Manu, un growl bestiale al quale talvolta sentiamo rispondere la sua versione alternativa, distorta da un pesante filtro (“Demonic Portal” e “Altered Dimension”).
Se da una parte tuttavia abbiamo una formazione che sembra sempre a rischio di perdere il focus del brano, in quanto prona a lasciarsi prendere la mano con i cambi di tempo, credo che il problema maggiore di Altered Dimension consista nella sua produzione. Il suono che esce dagli auricolari appare troppo artificiale, e se la direzione generale del disco potrebbe far pensare a una scelta voluta, la realizzazione lascia troppo a desiderare. La musica ne soffre, esce assottigliata, appiattita, e in certe sezioni (penso in particolare ai frequenti blast beat) si fatica a scrollarsi la sensazione di dosso di quanto il tutto suoni finto.
Tirando le somme, il debutto dei Death From Above è un album divertente, che ha una posizione chiara e lascia intendere che la band potrebbe avere qualche carta da giocarsi nel prossimo futuro. Ci sono degli aspetti che mi piacerebbe vedere limati, in particolar modo nei termini della resa sonora. Con il suo concept, Altered Dimension serve a ricordarci quanto sia pericoloso cadere nelle trappole architettate da demoni spaziali, e quali sono i rischi connessi all’aprire un portale per dimensioni sconosciute facendosi guidare dalla propria ingordigia. Mi auguro che questo monito non si perda nel vuoto dello spazio siderale.