Death - Leprosy | Aristocrazia Webzine

DEATH – Leprosy

Gruppo: Death
Titolo: Leprosy
Anno: 1988
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Combat Records
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TRACKLIST

  1. Leprosy
  2. Born Dead
  3. Forgotten Past
  4. Left To Die
  5. Pull The Plug
  6. Open Casket
  7. Primitive Ways
  8. Choke On It
DURATA: 38:51

Dopo una lunghissima serie di demo e rehearsal tape, prima sotto il nome di Mantas (che sia un omaggio ai Venom?) e poi sotto quello emblematico di Death, questi ragazzi floridiani nel 1987 danno alla luce un album che definirei storico: Scream Bloody Gore. Uno dei dischi che ha gettato le fondamenta e messo i primi mattoni di quello che in futuro diventerà il death metal floridiano. Dopo appena un anno, la storia si ripete: siamo nel 1988 e sotto la favolosa etichetta Combat esce Leprosy, seconda fatica della band di Chuck Schuldiner.

Comincio subito col dire che questo è un album che ogni deathster che si rispetti dovrebbe avere nella sua collezione e con questo potrei già mettere il punto a questa recensione. Il mio consiglio, per chi volesse darmi retta, è quello di prendersi un pomeriggio di libertà e ascoltarsi ogni album dei Death, dal primitivo Scream Bloody Gore all’ultimo ipertecnico The Sound Of Perseverance in ordine di uscita, per rendersi conto di come e in che modo sia evoluta la musica di Mr Schuldiner.

Ma già da questo Leprosy si possono sentire svariate differenze, se paragonato al precedente Scream Bloody Gore: i pezzi cominciano a essere più intricati e strutturalmente meno minimali; ritmiche serratissime si alternano a fraseggi e parti armoniche come è sempre stato caro ai Death. Oltre alla traccia che dà titolo al lavoro, autentico manifesto di quello che era il death floridiano una volta, la scaletta è colma di cavalli di battaglia: parlo di pezzi del calibro di “Pull The Plug”, “Born Dead” o “Open Casket”, ma in ultima analisi non c’è alcuna canzone moscia in questo lavoro, quindi consigliarne una in particolare risulta arduo.

Ovviamente il risultato finale è da addebitare anche al superbo quartetto che Chuck ha messo insieme per l’occasione: come da copione la formazione dei musicisti è di tutto rispetto e dopo l’uscita di Chris Refeirt — che andò a San Francisco a formare gli Autopsy — mister Schuldiner prende con sé il redivivo Rick Rozz (già con lui nei Mantas), Terry Butler (ora nei Six Feet Under) al basso e Bill Andrews dietro le pelli. La produzione, per l’anno in cui è uscito il disco, è ottima e rende bene la ferocia che la band voleva mettere sul tavolo di gioco.

Ultima nota per la copertina, molto ben fatta pur nella sua essenzialità, che rappresenta un lebbroso (leprosy vuol dire appunto lebbra). In conclusione mi ripeto: questo è un disco da avere assolutamente.